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Berlusconi firma sul Manifesto L'ultima ossessione dei compagni

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Unacosa talmente assurda da travolgere quella che a prima vista era solo una tranquilla e soleggiata domenica d'inverno. Uno «colpo» giornalistico da ricordare per sempre: Silvio Berlusconi che firma un pezzo in prima pagina su Il Manifesto. Il Cav, in barba al Corriere della Sera e ai giornali di famiglia, scrive sul giornale dei «comunisti». Andando subito - dopo il legittimo stupore iniziale - a leggere il titolo, però, si capiva già che c'era qualcosa che non andava: il sedicente Silvio Berlusconi «titola» il suo taglio basso: «In esclusiva le foto oscene del premier». Come dire, quantomeno un vero e proprio - questa volta sì - conflitto di interessi. Iniziando la lettura del pezzo, sempre più incuriositi, si aveva come l'impressione che fosse un discorso del premier di qualche tempo fa, magari estrapolato ad arte dal contesto in cui era stato pronunciato, esclusivamente per dare ragione, alla fine, proprio ai comunisti. Della serie «Nel 1800 ha detto "A"..., ma poi invece senza alcun pudore ha fatto "B"». Un classico trucchetto da giornale della Sinistra impegnata, insomma. Ma poi, andando oltre, si capiva che non si trattava neanche di questo. Il senso del pezzo si può riassumere così: sono in vendita le foto «del capo del governo della settima potenza mondiale desnudo che si intrattiene con alcune signorine desnude pure loro» ma «noi del Manifesto» non possiamo comprarle, perché non possiamo permettercele. Solo che di foto oscene del premier ce ne sono in giro moltissime, e per di più «a gratis». «Usiamo quelle che circolano già», esorta chi scrive, «tipo quella di Berlusconi a Onna che saluta i morti del terremoto vestito da partigiano per rimpannucciarsi un po' di consenso». Gli esempi che seguono sono poi tutti dello stesso tenore. Allora, delle due l'una: o al Manifesto hanno un editorialista che si chiama proprio Silvio Berlusconi (e di per sé sarebbe abbastanza beffardo), o i compagni sono talmente ossessionati dal Cav che, per errore (e di sbagliare capita a tutti), hanno scritto il suo nome volendo firmare un pezzo di prima pagina. Beffardo anche questo, no? Na. Pie.

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