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Il nucleare in mano alle Regioni

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Il governo italiano punta a iniziare i lavori di 4 centrali nel 2013

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Nuova battuta d'arresto alla realizzazione del nucleare. La Corte Costituzionale ha stabilito che per realizzare un impianto che ospiti una centrale nucleare serve il parere, obbligatorio ma non vincolante, della regione di riferimento. La Consulta ha infatti dichiarato sulla base di una richiesta di pronunciamento avanzata dalle regioni da Toscana, Emilia Romagna e Puglia, illegittima la parte del decreto attuativo della legge delega in materia di nucleare nel punto in cui non prevede che la Regione, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere sul rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari. Pertanto per realizzare qualsiasi infrastruttura è necessaria la condivisione con il territorio. A novembre scorso, la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittime le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che vietavano l'installazione sul loro territorio di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi. Il presidente della Consulta Ugo De Siervo scrive che «la potenziale attitudine del singolo impianto nucleare, per quanto materialmente localizzato in un determinato territorio, a incidere sugli interessi e sui beni di comunità territoriali insediate anche in altri ambiti regionali, giustifica la previsione (ai fini del rilascio dell'autorizzazione unica) dell'intesa con la Conferenza unificata». Dunque, la «Regione interessata deve essere adeguatamente coinvolta nel procedimento». Soddisfatti gli ambientalisti. Il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza sottolinea che è uno stop alla «via decisionista del governo. Le centrali nucleari hanno un fortissimo impatto in termini d'inquinamento locale e sono molto discutibili dal punto di vista della sicurezza». Per il presidente dei Verdi Angelo Bonelli «la sentenza è di fatto uno stop all'arroganza del governo ed è una svolta nella battaglia contro la follia nuclearista del governo». Preoccupazione da parte di Giuliano Zuccoli, presidente di Assoelettrica e del consiglio di gestione di A2A, «per l'impatto che la sentenza potrà avere sul futuro del nucleare». Poi auspica un «chiarimento su dove devono essere collocate le centrali nucleari». Per Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico «è ragionevole che la condivisione dei siti vada fatta anche in sede locale, quindi con la condivisione degli enti locali». L'Italia dei Valori ricorda invece che «su tutti gli altri aspetti, invece, interverrà il referendum promosso dall'IdV con il quale si richiede l'abrogazione delle disposizioni che consentono la costruzione e l'esercizio di nuove centrali nucleari». Soddisfatto il Pd: «Eravamo l'unico caso in un paese occidentale dove fosse stata approvata una legge che decide la costruzione delle centrali nucleari anche contro il volere di Regioni e territori». Per Realacci, il responsabile green economy del Pd «ora si fa ancora più in salita la strada del ritorno al nucleare». Il presidente della conferenza delle regioni, Vasco Errani sottolinea che viene «riconosciuto il ruolo e la funzione delle regioni e la necessità che rispetto alla localizzazione degli impianti per produrre energia nucleare la regione e, attraverso di essa, la comunità regionale possano esprimersi con un parere obbligatorio». Intanto il Consiglio dei ministri ha approvato il direttivo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare che si riunirà a breve per concordare i prossimi passaggi, a partire dalla costituzione della struttura operativa e dall'individuazione della sede.

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