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Berlusconi la spunta ancora e allarga la maggioranza

Silvio Berlusconi

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Sulla carta poteva essere la fine (almeno politica) del governo. Peraltro a poche ore dalla bocciatura del federalismo in Commissione. Invece il voto per ratificare la proposta della Giunta per le autorizzazioni, che ha rispedito alla Procura di Milano la richiesta di perquisire gli uffici del tesoriere di Berlusconi, spinge il centrodestra a quota 316. Ovvero la maggioranza assoluta. Ufficialmente è finita 315 a 298 ma, tra gli assenti, c'era anche il presidente del Consiglio. Con Pdl e Lega si è schierato Aurelio Misiti, che si è dimesso dal Mpa in polemica con il governatore della Regione siciliana Raffaele Lombardo. La situazione resta critica ma la maggioranza si allarga anche se Misiti, per ora, resterà nel gruppo Misto. Una doccia fredda per l'opposizione che aveva sperato fino all'ultimo nel colpo di scena. Ma né la Lega prima né il Pdl poi gli hanno dato soddisfazione. Tant'è che i toni del Pd e del resto della Sinistra sono diventati sempre più duri. Ma il centrodestra non ci pensa e si gode una boccata d'ossigeno, consapevole che la strada resta in salita. In Consiglio dei ministri Berlusconi fa i conti: «Allarghiamo la maggioranza e rafforziamo la squadra di Governo». Insomma, l'esecutivo va avanti. Non usa mezzi termini il vicepresidente della Camera (Pdl) Maurizio Lupi: «Ancora una volta l'opposizione esce dall'aula della Camera sconfitta. Ora mi auguro che capiscano finalmente che quella di cercare in tutti i modi di abbattere il "nemico" Berlusconi è una strategia politica miope e fallimentare. Abbassiamo i toni, mettiamo da parte i gossip pruriginosi e cominciamo a confrontarci su temi concreti». Nel merito della decisione della Camera entra il deputato Pdl Maurizio Paniz. Gli atti inviati dalla Procura di Milano alla Camera vanno restituiti perché il Tribunale di Milano non è competente sulla vicenda di cui è accusato Berlusconi. Ma Paniz ha pure insistito sulla «pervicace volontà della procura di Milano» contro il premier. «Ogni cittadino italiano ha diritto alla sfera di riservatezza e intimità che nessuno dovrebbe violare; è il diritto alla privacy». «Ma c'è qualche magistrato - si è domandato Paniz - che abbia mai pagato per la fuga di notizie? Nel Paese dei due pesi e due misure, si può infangare il presidente del Consiglio senza conseguenze; poi si fa un solo articolo sulla dottoressa Bocassini e si ha l'immediata perquisizione di una redazione e un componente del Csm esposto al pubblico ludibrio». Ben altri accenti quelli usati dall'opposizione, a cominciare da Futuro e Libertà. «Dopo il voto in Parlamento di oggi mi vergogno di essere un deputato» ha scritto sulla sua pagina di Facebook il parlamentare finiano Enzo Raisi: «Ma dove è finita la destra della legalità e dell'ordine?». Netta Rosy Bindi (Pd): «Questo voto rende vergogna all'Italia perché il presidente del Consiglio si serve ancora una volta della sua maggioranza per non andare dai giudici, sebbene sia sospettato di reati gravissimi» ha detto la vicepresidente della Camera a Otto e Mezzo. Ad attaccare il Cavaliere in Aula ci aveva pensato l'ex segretario Dario Franceschini: «Voglio credere che lei sia sceso in campo perché voleva fare il bene del suo paese. Sappia che adesso sta facendo del male all'Italia e che l'unico atto che può fare per il bene è dimettersi e consentire alla politica di tornare a un normale confronto tra maggioranza e opposizione». Chiude «in bellezza», il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero: «Il voto odierno copre di vergogna una Camera che ha riprodotto il degrado dell'epoca di Craxi e di tangentopoli. L'unica differenza è che adesso Berlusconi dovrà scegliere un altro paese in cui espatriare: la Tunisia pare non essere più a disposizione».

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