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Torna la Sinistra del bavaglio Il Cav non può parlare al Tg1

Augusto Minzolini

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Parlano di assalto alla democrazia. Rilanciano le dimissioni del premier, promettono fuoco e fiamme. I «sinistri» non vogliono proprio che Berlusconi parli al Tg1. È il solito bavaglio. Dimentichi di quando Gianni Riotta intervistava Romano Prodi, allora premier a palazzo Chigi, come fosse un reato anche solo porre alcune domande a Silvio Berlusconi, Bersani e compagni sono partiti all'attacco.  Il segretario dei democratici, in realtà, - come sua abitudine - non affonda il colpo: «Una scossa certo ci vuole, quando andrà via Berlusconi, noi la daremo e sabato all'assemblea del Pd diremo le nostre idee nuove per il paese, guardando oltre», si limita a dire ai microfoni del Tg2 replicando alla scossa nell'economia annunciata dal Cav. Ci va giù duro, invece, Vincenzo Vita, componente Pd in commissione Vigilanza Rai: «Dopo quest'ennesima ferita all'informazione e alla sua correttezza con l'intervista-comizio di Berlusconi al Tg1, le cose devono cambiare. Non è più tollerabile che il servizio pubblico sia ridotto a foglio di propaganda- attacca - Qualcuno se ne vada: o il direttore del Tg1 o, se nessuno batte un colpo, il direttore generale Masi. Né, su questo argomento, è pensabile che vi sia il silenzio delle autorità competenti. È chiaro - conclude - che è iniziata nel peggiore dei modo la campagna elettorale che ha tutte le sembianze di un rodeo e di una sfida finale». Il responsabile Economia e Lavoro del Pd Stefano Fassina attacca Berlusconi sui contenuti dell'intervista, definendo «propaganda da fine corsa» la scossa all'economia a cui il premier ha impegnato il suo governo. «Il Presidente del Consiglio - afferma Fassina - dà i numeri. Il debito pubblico è sempre aumentato durante la sua presenza a Palazzo Chigi. Negli anni '80, quando il debito pubblico è esploso, governava in Italia un suo caro amico che tanto ha fatto per le sue fortune imprenditoriali. Negli ultimi due anni il debito pubblico italiano, senza salvataggi bancari e senza manovre anti-cicliche, è salito di 15 punti di Pil, circa 300 miliardi, non soltanto a causa della crisi ma per l'incapacità del governo di controllare la spesa corrente e per la perdita di gettito dovuta all'allargamento dell'evasione. L'art 41 della Costituzione è l'ultimo atto di propaganda di chi è a fine corsa». L'Idv non si fa certo scappare l'occasione per attaccare pesantemente il Cav e prendersela con Augusto Minzolini. Del resto il direttore del Tg1, che proprio per evitare facili polemiche ha lasciato condurre l'intervista a Michele Renzulli, è da sempre uno dei bersagli preferiti di Di Pietro e compagni. «Il padrone ordina, l'esecutore obbedisce: Berlusconi in difficoltà ha bisogno di spazio televisivo per lanciare la sua propaganda e il fedele Minzolini si inchina ossequiosamente e gli offre la sempre pronta vetrina del Tg1 per un comizio confezionato ad arte. Il Tg1 trasformato in TgSilvio, siamo veramente oltre i confini della vergogna», attacca il senatore Pancho Pardi, capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione di Vigilanza Rai. «Non contento di telefonare ovunque - aggiunge - il premier ha preteso da Minzolini una ridicola non intervista e Minzolini è ovviamente subito scattato sull'attenti staccando così Fede, Signorini e tutti gli altri in testa alla classifica dei "fedelissimi del Cavaliere". Il direttorissimo si dovrebbe dimettere subito, ma non lo farà. Intanto - conclude Pardi - chiediamo ai vertici Rai e all'Agcom di battere un colpo per restituire un minimo di credibilità al principale telegiornale del servizio pubblico». Gli fa subito eco Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21: «Dopo aver assistito alla cosiddetta intervista realizzata dal tg1 con Silvio Berlusconi abbiamo rimpianto perfino le videocassette perché lì almeno Berlusconi si metteva in difficoltà da solo. Al di là di ogni ironia se le Autorità di garanzia non intendono ripristinare un minimo di parità nell'accesso ai mezzi di comunicazione sarà necessario chiedere alle autorità giudiziarie e alle autorità di controllo di mettere il naso in quello che sta accadendo alla Rai. Anche perché i benefit concessi a Berlusconi e ai suoi amici non vengono concessi a nessun altro», sentenzia. Anche l'Udc non risparmia commenti al vetriolo al Cav: «Oggi pomeriggio (ieri, ndr) mi auguravo che Berlusconi tenesse un contegno di serietà istituzionale per almeno 24 ore, dopo la sua espressione di buoni propositi a commento delle parole del capo dello Stato. Purtroppo sono stato troppo ottimista: il premier ha retto solo cinque ore, fino all'intervista del Tg1, in cui ha riversato i soliti insulti verso l'opposizione. Certo, questo suo procedere a zig-zag incomincia ad essere davvero preoccupante», commenta il segretario dei centristi Lorenzo Cesa. La campagna elettorale, insomma, sembra essere ufficialmente iniziata.

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