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Il realistra De Benedetti e il profumo di Davos

Carlo De Benedetti

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Carlo De Benedetti e Alessandro Profumo, due protagonisti al top dell'imprenditoria e della finanza degli ultimi decenni, oggi entrambi in posizione di outsider, offrono le loro testimonianze sul Sole 24 Ore e sul Foglio di ieri. Già la scelta delle tribune la dice un po' lunga: un'intera pagina di “intervista esclusiva” concessa da Profumo al direttore del quotidiano confindustriale; una colonna in prima prodotta dall'Ingegnere per il piccolo ma fosforoso giornale di Giuliano Ferrara. Che attualmente, per giunta, è tornato in grande spolvero presso il Cav., non precisamente uno dei migliori amici dell'editore di Repubblica. Diciamo subito che, al di là delle comuni antipatie politiche, De Benedetti si mangia in un boccone Profumo. Intanto per la vecchia regola: di che parlano? L'Ingegnere è chiarissimo: difende la patrimoniale, magari una patrimoniale un po' sui generis – un prelievo annuale, permanente e basso, quasi omeopatico – per spostare risorse da tutti i patrimoni tranne le piccole e medie imprese a favore dei redditi di società e lavoro. Si potrà discutere se sia accettabile o meno, ma è certamente una proposta strutturata. Di che parla invece Alessandro Profumo? Di tutto e di nulla. Come involontariamente annunciato dal titolo: “Euro, ripresa, rivolta araba. Usa, Europa e Cina. In Egitto sfida cruciale”. Questo sì che significa andare al sodo. Non è fine giudicare il lavoro altrui, ma indubbiamente il direttore Gianni Riotta non aiuta l'illustre intervistato. Nelle prime righe ci informa di quanto segue: “Ai lavoro del World Economic Forum di Davos, fondato dal professor Klaus Schwab, ha partecipato come da tempo il banchiere italiano Alessandro Profumo. Impegnato in varie sessioni, attivo anche nei capannelli di vecchi amici al caffè del Global Village dove spesso nascono gli scambi di idee più proficui...”. La prima domanda è fulminante: “Dottor Profumo, Davos rappresenta un po' gli esercizi spirituali del mondo globale. A che punto ha trovato la meditazione di banchieri e uomini d'azienda dopo la crisi del 2008?”. Beh, la notizia in fondo c'è: i banchieri stavano in meditazione. Le risposte a seguire. Compresa questa: “Molti leader si sono chiesti se la crisi in Nord Africa non possa innescare uno tsunami economico... Accadrà in Egitto come in Iran? Il governatore della banca centrale tunisina mi ha rassicurato, la transizione non sarà violenta”. Bene, facciamo a fidarci. All'Italia, il Paese che lo ha reso molto potente e molto ricco, l'ex numero uno dell'Unicredit dedica diciannove righe in tutto, per dire che siamo ripiegati su noi stessi. Qualcosa di più sulle responsabilità (e magari sui meriti, se ce ne sono) delle banche, su come i colossi del credito di qua e di là dell'Atlantico diano a molti l'impressione di essere tornati ai vizi e ai maxistipendi di prima, magari per rettificare questa sensazione, insomma un'idea, un'informazione, se non una notizia? Nulla. L'immagine è di chi pensa che l'Italia non lo merita più, che il suo posto sia precisamente tra la Merkel e Medvedev, tra Obama e Hu Jintao. Tutt'altra pasta l'Ingegnere. Lui che ha in fondo 76 anni contro i 54 di Profumo sembra un ragazzino. Magari una certa disillusione per le infatuazioni politiche di una volta gli ha giovato: fatto sta che continua ad occuparsi e appassionarsi al suo Paese, elabora proposte, interviene in Confindustria. Si preoccupa che l'Italia non si arrenda, che importi le ricette dei paesi avanzati, che resti ancorata “all'illuminismo di Salvemini”. Berlusconi o non Berlusconi il suo posto è qui. Diciamo che De Benedetti dà l'idea di divertirsi ancora con i magheggi del potere, e se c'è da dare una mano o da sporcarsela non si tira indietro. Profumo è traslocato, speriamo momentaneamente, nell'iperuranio della caffetteria di Davos. Sappiamo bene come entrambi, l'Ingegnere e Mr. Arrogance, facciano stabilmente parte di quel giro di potere che non ha precisamente in simpatia il Cavaliere. Forse la differenza sta in questo: Profumo si metteva in fila alle primarie del Pd. De Benedetti il Pd lo fondava, e assegnava le tessere.

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