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Santoro scatenato

Michele Santoro

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La bolla mediatico-giudiziaria continua a gonfiarsi e prima o poi è destinata a esplodere. Non uso la parola «sgonfiarsi» perché quel che sta accadendo conduce dritti verso una situazione di caos e rottura del Paese. Il cortocircuito innescato dall'esondazione della giustizia nella politica e dall'uso del volano dell'informazione come mezzo per moltiplicarne gli effetti sul Palazzo è una condizione patologica del nostro sistema istituzionale. Dura da diciassette anni, da quando Silvio Berlusconi è entrato nell'arena politica. In questo scenario un ruolo importante, politico, lo svolgono anche i mezzi di informazione, i giornali, le radio e soprattutto la televisione. Tutti noi che facciamo questo mestiere conosciamo questo scenario. Per questo la scelta di Michele Santoro di scendere in piazza a Milano per manifestare la sua solidarietà ai magistrati della procura non è da classificarsi alla voce «vezzi di una star» ma da prendere e analizzare seriamente. Siamo di fronte al «Santoro scatenato» e invece di urlare, strapparsi le vesti, strillare contro la Rai e mettere in scena le varie ed eventuali reazioni (destinate tutte a fallire per assenza di intelligenza politica) bisogna cercare di capire che cosa sta succedendo nel variopinto mondo dell'opposizione. Metto subito in chiaro un punto: Santoro è un ottimo giornalista, il migliore del suo settore, quello di chi ha un'idea forte, incrocia la spada con l'avversario di turno e cerca di abbatterlo. In questo Santoro ha una sua lucida coerenza. Non condivido quasi niente delle sue idee, ma gli riconosco un'efficacia e una determinazione senza pari. Detto questo, per contrastare un simile fenomeno, non basta solo avere conoscenza della televisione, del giornalismo e delle sue regole. Serve molto di più. Santoro è la punta di un iceberg, l'icona di un gruppo di giornalisti, scrittori e intellettuali che si sta sostituendo alla politica dell'opposizione. I suoi ospiti in tv non sono soggetti con i quali concorda una linea d'azione. Vedere una cinghia di trasmissione tra Annozero e il centrosinistra, o Fini o altri soggetti che calcano la scena politica è sbagliato. Santoro, Travaglio e la compagnia che fa la spola tra Annozero, il Fatto Quotidiano e Micromega (solo per citarne alcuni) non hanno bisogno di alcuna cinghia di trasmissione politica. Sono essi stessi la politica, la falange che contrasta non solo Silvio Berlusconi, ma una certa idea di Italia. Non a caso tra i bersagli di Santoro c'è anche un Partito democratico che viene considerato nel migliore dei casi come un rammollito che pensa a sopravvivere tra le macerie della sinistra. Se Santoro domani trasformasse il suo programma televisivo in un partito, farebbe un'operazione speculare a quella di Berlusconi. Costruirebbe una forza politica reale partendo dall'immagine, dalla visione, dal virtuale e da quella cosa che nel video acquista una forza esponenziale: il carisma. Non so cosa abbia in testa Santoro, so per certo che le sue azioni e la sua ultima sortita possono condurlo naturalmente, verso la politica e l'assalto al fortino malridotto dell'opposizione. Non ci vuole molto a spazzar via un Bersani in bilico, un D'Alema al tramonto o un Vendola troppo sofisticato per essere compreso da tutti. Santoro, a rigor di logica, non è più neppure di sinistra. É il centravanti di sfondamento della squadra giustizialista che vanta un regista di provata tecnica e visione di gioco come Travaglio. Il centrodestra si confronta con questo fenomeno con un atteggiamento che fa cascare le braccia. Per miopia ha fatto in modo che in Rai non crescessero talenti di segno opposto. La più grande azienda culturale del Paese è stata trattata come un feudo, senza pensare che non è il controllo ma la stimolazione delle idee il vero fine della politica. Così, nell'assenza totale di una strategia, Santoro ha potuto crescere e moltiplicarsi. A questo punto, il richiamo alle regole dell'Agcom non serve a niente. Santoro, da abile giocoliere dell'informazione e della notizia - sfrutta la telefonata di Mauro Masi in diretta ad Annozero, per dire che la democrazia è in pericolo e lui sta con la magistratura che vuole processare Berlusconi. La scelta della piazza supera la dimensione giornalistica e il problema non è più quello di come riequilibrare Annozero o fare un palinsesto Rai che abbia un senso e garantisca il pluralismo. Queste sono tutte pensate che non risolvono niente e accrescono la forza e il potere di Santoro. Anzi, gli danno una ragione in più per continuare nella sua opera. Ha tra le mani un movimento d'opinione e gli basta lo schiocco di un dito per trasformarlo in qualcosa di più, il tassello che manca per completare la rivoluzione delle procure: il partito dei giudici.  

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