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Il Cav: non mollo. Mi hanno spiato

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Silvio Berlusconi

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Berlusconi non molla. Non fa passi indietro e anzi rilancia. Nel giorno in cui tutta l'opposizione torna ad attaccarlo – Veltroni e Bersani da Torino, Gianfranco Fini da Reggio Calabria – il premier risponde con una telefonata a un convegno del Pdl a Milano nella quale denuncia lo spionaggio fatto nei suoi confronti e gli ostacoli che gli hanno gettato tra i piedi Fini e Casini per non far arrivare in porto la riforma della giustizia. Il Cavaliere è sicuro di avere ancora dalla sua parte la gente ma non è così convinto che questo consenso possa trasformarsi di nuovo in una schiacciante vittoria elettorale se si andasse al voto. Per questo frena sulle elezioni anticipate. Anche perché ci sono due questioni che lo preoccupano non poco. La prima è la posizione della Chiesa sulla sua vicenda. Berlusconi sa che il Vaticano non intende «mollare» il centrodestra perché non ha un'alternativa politica alla quale affidarsi. Ma le dure prese di posizione del Papa e del cardinale Tarcisio Bertone hanno lasciato il segno. E c'è preoccupazione per quello che potrà dire il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, domani ad Ancona. Il sospetto dunque è che da Oltretevere si sia pronti ad appoggiare ancora il centrodestra ma con un altro candidato. La seconda vicenda che ha scosso Berlusconi è stata la telefonata venerdì con la figlia Marina, l'unica dalla quale il Cav è sicuro di essere sempre difeso. Ma proprio da lei stavolta è arrivato un rimprovero duro, aspro: papà fermati, non continuare su questa strada. C'è in ballo non solo il tuo destino politico ma anche quello delle aziende di famiglia. Perché fino a quando i magistrati non saranno riusciti ad eliminarti non si fermeranno. Fermati, gli avrebbe detto, vendi tutto e andiamo a vivere nelle ville che abbiamo. Non è nel carattere di Berlusconi ritirarsi, probabilmente non lo farà mai. Ma quelle parole dette da sua figlia lo hanno sicuramente scosso. Ieri però ha voluto ribadire quanto consideri ingiusta e intollerabile l'inchiesta dei giudici milanesi. «È normale in una normale democrazia che il presidente del consiglio sia sottoposto a uno spionaggio del genere? – ha detto intervenendo al telefono al convegno del Pdl – Le intercettazioni nei miei confronti non sono state fatte a seguito di una notizia di reato ma per costruire una notizia di reato». «Per questo – ha proseguito – siamo determinati a realizzare la riforma della giustizia che non siamo mai riusciti a fare non per mancanza di impegno ma per l'opposizione prima di Casini e poi di Fini. Una riforma che è richiesta da ciò che sta avvenendo da anni in Italia». E ai suoi sostenitori spiega che non si arrenderà davanti a quella che ha più volte definito una valanga di menzogne: «Non fuggo e non mi dimetto. Io ho reagito a un'autentica aggressione. Per l'Udc e Fli ora sarei io che aggredisco perché reagisco a un autentico tentativo eversivo».

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