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Lo scandalo Ruby non vale un voto I sondaggisti: il Pdl rimane in testa

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Potrebbesintetizzarsi così, ricorrendo a una metafora meteorologica, il «barometro elettorale» di Silvio Berlusconi alle prese con il caso Ruby, giudiziario e mediatico. Infatti, secondo i sondaggisti sentiti sulle intenzioni di voto degli italiani, il giudizio personale sul Cavaliere vacilla, anche se il consenso elettorale suo e del Pdl resta al momento solido, mostrando di saper reggere finora alle ondate. «Pietrificato, o quanto meno atrofizzato», secondo Nicola Piepoli è il serbatoio elettorale su cui può contare il presidente del Consiglio. «Il Popolo della Libertà viene registrato da noi al 31,5% per quanto riguarda le intenzioni di voto - informa Piepoli - ed è esattamente l'identica percentuale che è stata riscontrata una, due e tre settimane fa. Non ci si è spostati di un decimale: dunque, possiamo tranquillamente affermare che il caso Ruby, almeno fino a oggi, non sta penalizzando il capo del governo». Quanto alla motivazione di questo atteggiamento da parte degli italiani, se dipende dalla fiducia personale nei confronti di Berlusconi oppure dallo scarso peso dato alla vicenda, «non è dato al momento di sapere, perché - spiega - il sondaggio sulle intenzioni di voto non comprende anche i motivi dell'orientamento elettorale». Conferma il sondaggista Luigi Crespi: «Nell'immediato, non registriamo nessuno smottamento elettorale». Poi però aggiunge: «Ma la slavina potrebbe anche essere in arrivo, perché già se ne colgono i primi segnali». Infatti, «non mancano alcune reazioni negative per quanto siano ancora marginali. Potrebbero però rappresentare una avanguardia anticipatrice di una massa di elettori in uscita ben più consistente». Secondo Crespi, «l'impatto giudiziario della vicenda è pressochè nullo sugli elettori del Pdl: in tal senso, sul fronte processuale la partita di Berlusconi è già vinta. Non sono i giudici di Milano e la loro inchiesta a togliere voti al Cavaliere. A fare molto più danno sono invece i giudizi persino sprezzanti delle ragazze coinvolte nei confronti di Silvio; il fatto, vero o falso che sia, che dichiarino di stargli vicino neanche per fare carriera o sfondare nel mondo della tv ma soltanto per farsi un pò di soldi». Anche Renato Mannheimer opta per una momentanea stabilità nel consenso elettorale di Berlusconi. «Ad oggi, sulla base delle ricerche che ho finora condotto, non c'è stato alcun impatto - si legge in un suo testo sul Foglio - Malgrado la riprovazione per i comportamenti del premier, non c'è stato un cambiamento del comportamento di voto degli elettori».

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