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Preoccupato.

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GiorgioNapolitano si ritrova nel bel mezzo di una nuova tempesta. Forse l'inizio di una nuova violenta guerra tra poteri dello Stato. Probabilmente una nuova battaglia dello scontro tra politica e magistratura. Nel bel mezzo delle celebrazioni del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Di un periodo cioé per il quale il presidente della Repubblica aveva sollecitato le forze politiche, riservatamente, perché si andasse verso una sorta di tre mesi sabbatici. Senza scontri. Tre mesi di tregua sino a metà marzo. Non sarà così. Napolitano ha letto le intercettazioni telefoniche che riguardano il premier, la valanga di frasi, parole, il quadro devastante che ne emerge e ne è rimasto sconvolto. «Turbamento» è la parola che viene utilizzata dal Quirinale. Sente vari pareri, alcuni anche dei suoi amici storici. Non esprime giudizi. Si pone solo il problema, domenica, se sia il caso - visti gli accadimenti - di mantenere l'appuntamento previsto con il presidente del Consiglio per il giorno dopo. L'incontro era fissato da tempo, avevano stabilito di rivedersi dopo la pausa delle vacanze. Non si cambiano le agende e il Capo dello Stato riceve il premier e il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta a metà pomeriggio. Prima però, Napolitano diffonde una nota nella tarda mattinata in cui chiarisce il suo stato d'animo. Nel comunicato si legge che «il presidente della Repubblica è ben consapevole del turbamento dell'opinione pubblica dinanzi alla contestazione - da parte della Procura della Repubblica di Milano al Presidente del Consiglio - di gravi ipotesi di reato, e dinanzi alla divulgazione di numerosi elementi riferiti ai relativi atti d'indagine». Ciò premesso il Capo dello Stato mette in chiaro: «Senza interferire nelle valutazioni e nelle scelte politiche che possano essere compiute dal presidente del Consiglio, dal governo e dalle forze parlamentari, egli auspica che nelle previste sedi giudiziarie si proceda al più presto ad una compiuta verifica delle risultanze investigative». Quando si ritrova di fronte Berlusconi deve sorbirsi il grande sfogo del Cavaliere. Il premier dice di sentirsi tranquillissimo, che nelle carte non c'è nulla di penalmente rilevante, che le accuse sono tutte false, che si tratta di un polverone mediatico giudiziario, che è uno scandalo che la residenza privata del premier sia stata spiata con tale spiegamento di forze, che è ignobile che ospiti di sue feste private abbiano dovuto subire perquisizioni corporali e che è assurdo che il capo del governo debba subire un attacco così violento da un altro organo dello stato, la magistratura, senza motivo se non per una ragione politica. E infine si dichiara indignato per tutto ciò. Napolitano non si scompone e illustra il suo pensiero. E cioè che la legge prevede tutti gli strumenti per difendersi. E per difendersi in tempi rapidi. E che comunque il Paese è colpito e chiede chiarezza. Chiarezza subito. È quella la preoccupazione maggiore da parte del Capo dello Stato. Preoccupato che si cominci un'altra guerra senza fine. Che peraltro si annuncia la più dura. Senza esclusione di colpi. Gli risulta che per il momento non verranno fuori altre carte della procura di Milano. Ma spera ancora che Berlusconi si presenti davanti ai suoi accusatori nel fine settimana. Il premier non ha risposto nulla. Anche per rispetto nei confronti del suo interlocutore. F. d. O.

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