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Circo italiano bloccato a Sfax Frattini: "Stanno tutti bene"

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini

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Danni alle strutture di qualche impresa italiana ma nessun connazionale coinvolto seriamente negli scontri e nei tumulti che stanno continuando ad incendiare la Tunisia. La situazione degli italiani nel Paese nordafricano (circa tremila residenti e meno di mille turisti) non desta particolare preoccupazione alla Farnesina, che però sta continuando a garantire informazioni e assistenza ai connazionali e sta seguendo con attenzione l'«odissea» del circo Bellucci, in tournee in Tunisia da mesi e rimasto bloccato a Sfax, 300 chilometri da Tunisi, in seguito alle violenze. Da due giorni l'intera compagnia - composta da più di 100 italiani tra artisti, operai, donne e bambini - è chiusa all'interno delle carovane - abitazioni mentre all'esterno infuriavano gli scontri. Sono stati i due fratelli Emidio ed Attilio Bellucci, ieri, a lanciare l'allarme e ad appellarsi al ministro degli Esteri Franco Frattini: «Non ci sono i presupposti per continuare il tour - afferma Attilio Bellucci - siamo in balia della rivoluzione civile, chiediamo all'ambasciata italiana e al ministro Frattini di farci tornare a casa. Ci sono bambini piccoli e non possiamo rimanere a rischiare la vita in Tunisia».   Per il momento tuttavia è difficile pensare ad un rapido rimpatrio degli italiani. L'Unità di Crisi della Farnesina sta ovviamente monitorando l'evolversi della situazione e l'ambasciatore italiano a Tunisi, Pietro Benassi, ha chiesto alla polizia tunisina di «proteggere» i cento connazionali bloccati a Sfax. Lo stesso diplomatico comunque è in contatto telefonico con i circensi, e sembra che nella zona in cui si trova il Circo le acque si stiano calmando. Un appello «alla calma, alla moderazione e al dialogo» è stato lanciato anche da Frattini, che si è rivolto «alle diverse istituzioni del Paese e a tutte le componenti della società tunisina»: «L'Italia sosterrà, come sempre, le scelte del popolo tunisino che auspica fortemente vadano sulla strada della democrazia e della pacifica convivenza», ha affermato il titolare della Farnesina. Il ministro degli Interni Maroni ha fatto sapere invece che saranno intensificati i controlli sull'immigrazione in seguito ai disordini e ha definitivamente chiarito che sul jet proveniente da Tunisi e atterrato venerdì notte all'aeroporto di Cagliari «non c'era il presidente Ben Ali e nessuno della sua famiglia».   La paura per il divampare degli scontri traspare comunque dalle parole dei connazionali rientrati ieri pomeriggio a Roma con l'unico volo disponibile della Tunisair. Tutti raccontano di «scene di caos, saccheggi ad opera di bande incontrollate, incendi e feriti», e della paura di non riuscire a rientrare in Italia in tempi brevi. Lo spazio aereo tunisino è stato difatti riaperto ma l'attività dello scalo di Tunisi è molto limitata. Alitalia e Air One hanno sospeso da venerdì, per ragioni di sicurezza, tutti i voli da e per Tunisi fino a lunedì compreso. Ieri, intanto, è stato inscenato un funerale simbolico davanti all'ambasciata di Roma in memoria delle vittime della «rivolta del pane». Un uomo avvolto dalla bandiera della Tunisia, sollevato e fatto passare di spalla in spalla per ricordare le vittime degli scontri avvenuti nei giorni scorsi.  

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