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Mirafiori alla prova del voto tra polemiche e ricatti

L'amministratore delegato di Fiat Group Sergio Marchionne

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Parte la conta alla Fiat Mirafiori sul piano di Marchionne. Le operazioni di voto sono cominciate ieri sera in un clima di grande tensione (nello stabilimento trovati anche volantini con la stella a cinque punte) e termineranno oggi nel tardo pomeriggio. L'accordo siglato tra la Fiat e i sindacati, esclusa la Fiom prevede aumenti lordi per 3.700 euro l'anno, ma in cambio di nuove turnazioni con più notturni e più straordinari. Nuove norme anche sui permessi malattia e l'abolizione delle pause ma soprattutto sulla rappresentanza sindacale che prevede l'esclusione delle sigle non firmatarie dell'accordo. Questo vuol dire che in caso di vittoria del sì la Fiom resterebbe fuori. Nelle ultime settimane il fronte del no guidato dalla Fiom e quello del sì capitanato dalle altre sigle sindacali e dalla Fiat si sono fronteggiati a colpi di volantini cercando di convincere i lavoratori a sostenere le rispettive posizioni. Ieri il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha rincarato la dose della polemica. Oltre all'attacco a Berlusconi («con le sue parole fa spettacolo») la sindacalista ha ribadito che la Fiom anche in caso di vittoria dei sì non sarà a lungo lontana dalla fabbrica. «Il progetto di Fiat non va bene - ha incalzato la Camusso - perché cancella la rappresentanza dei lavoratori. Noi non vogliamo che la fabbrica venga sostituita da una caserma autoritaria». Ieri i due fronti del voto si sono affrontati a colpi di dichiarazione. La Fiom ha indetto un'assemblea del primo turno alla quale ha partecipato il numero uno dell'organizzazione, Maurizio Landini ed è stata molto partecipata (circa 300 lavoratori) mentre i sostenitori del sì si sono dati appuntamento in una parrocchia vicina a Mirafiori ma hanno raccolto poche adesioni. La Fiom ha rilanciato il no anche alla firma tecnica e il segretario nazionale, Giorgio Airaudo, collegandosi alle parole della Camusso, ha ribadito che il sindacato della Cgil non si farà buttare fuori dallo stabilimento. «Abbiamo tanti modi per stare dentro alla fabbrica anche se qualcuno pensa di vietare la nostra attività sindacale». Intanto altre scritte intimidatorie con la stella a cinque punte sono apparse sulla facciata di un edificio di Viareggio (Lucca) in cui hanno sede la Cisl e la Cna. A favore del sì è intervenuto ancora una volta il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi secondo il quale la vittoria del no «legittimerebbe la fuga dell'investimento dall'Italia». La tensione che circonda il voto è vista da molti con preoccupazione. «Alcuni di coloro che non hanno firmato hanno usato un linguaggio violento che scatena persone irresponsabili» sostiene il leader della Cisl Raffaele Bonanni. Marchionne rientrato da Detroit ha trascorso la giornata di ieri rimettendo mano ai conti del quarto trimestre 2010 e dell'intero esercizio, che porterà all'esame del consiglio di amministrazione tra due settimane, il 27 gennaio.

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