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Alemanno inventa i mini assessori

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Gianni Alemanno

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Non è solo questione di nomi. Nel mettere il punto e andare a capo il sindaco di Roma, Gianni Alemanno ha attivato un progetto ben più ampio. Azzerare la giunta capitolina è stato non solo un atto politico che lo ha reso più «libero» dai veti incrociati delle correnti Pdl, ma lo strumento più efficace per cambiare il modello di governance della Capitale. Un obiettivo ambizioso sul quale Alemanno si gioca tutto. Ed è pronto a tutto. Persino a tornare al voto se le cose non dovessero andare. I nodi da sciogliere però non sono pochi e i tempi stringono. Domani il sindaco e la sua nuova giunta sono attesi in udienza dal Papa e, nonostante Alemanno abbia dichiarato «andrò con la mia fede», appare improbabile che si presenti solo. La trattativa con e tra i partiti si chiuderà entro stanotte. Non sono esclusi colpi di scena su nomi e deleghe. Probabile che venga coinvolta nel governo cittadino una personalità della società civile e cattolica, come ad esempio Gianluigi De Palo, presidente provinciale Acli, al quale potrebbero andare le Politiche sociali guidato sinora da Sveva Belviso, che passerebbe alla Scuola. Il quadro però è complesso e la partita più delicata riguarda l'allargamento a La Destra e all'Udc.   Il colloquio di martedì sera tra Alemanno e Francesco Storace sarebbe andato a buon fine. Dopo un primo stop all'ingresso in giunta si sarebbero chiariti gli equivoci e messo così un'ipoteca su un assessorato da affidare al capogruppo de La Destra, Dario Rossin (si parla di Sicurezza e Polizia municipale o Ambiente). Più complessi i rapporti con l'Udc. Una parte del partito sarebbe infatti disponibile ad aprire la trattativa solo per un ruolo istituzionale e non di governo. Ecco allora che torna in auge la possibilità di dare al partito di Casini la presidenza dell'Assemblea capitolina, «promuovendo» l'attuale presidente, Marco Pomarici ad assessore. Un tassello che si definirà nelle prossime ore, anche perché l'assessorato in vista per il delegato del centro storico, Dino Gasperini (eletto con l'Udc e passato al Pdl) dipende anche da questo. La rottura con il partito di Casini infatti «tratterrebbe» Gasperini in consiglio comunale per evitare che le sue dimissioni, in quanto assessore, consentano l'ingresso del primo dei non eletti dell'Udc. Uno scacchiere sul quale si sta lavorando. Così come al modello di governance. Le deleghe affidate ai consiglieri o a personalità verranno profondamente riviste nel numero e nella sostanza: saranno di peso e i delegati parteciperanno alle riunioni di giunta. Una sorta di «mini assessori» quindi. Ecco allora che anche chi non verrà riconfermato nella giunta potrebbe ottenere una delega rilevante quanto un assessorato. Il caso è quello degli ex assessori alla Mobilità e all'Ambiente, Sergio Marchi e Fabio De Lillo. La loro uscita dalla giunta è data per certa. Il problema però è che entrambi sono stati eletti in consiglio comunale e poi dimessi per l'incompatibilità tra le cariche di assessore e consigliere. Rimandare a casa quindi chi è stato scelto dai cittadini come rappresentante potrebbe tradursi in un boomerang. Le consultazioni del sindaco, comunque vanno avanti senza sosta e sono a 360 gradi. Ieri Alemanno ha compiuto una "ricognizione" incontrando associazioni, rappresentanti di categorie e della società civile. In serata poi l'incontro di un'ora con il premier Silvio Berlusconi. Sul tavolo il sindaco avrebbe portato progetti e obiettivi da raggiungere entro il 2013 (dalla F1 all'allargamento dello scalo di Fiumicino). Ma soprattutto, la chiave di volta per lasciare il segno nel governo capitolino: risorse e riforma. Più soldi e poteri a Roma Capitale sono la vera svolta che il centrodestra è chiamato a dare.  

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