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«Dopo Silvio governerà un vertice ristretto»

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Intervistatoda Fabio Fazio, il ministro degli Esteri ha spiegato che «nessuno ha interesse» a votare ora. «Forse ce l'ha la Lega, forse noi del Pdl ma credo che prevarrà la stabilità». Il titolare della Farnesina si è detto «assolutamente sicuro» della fedeltà del Carroccio, che «ha esercitato un ruolo di stabilità nel governo, di cui bisogna darle atto». Anche per questo Frattini ritiene che non ci sarà alcuna ipotesi di un governo Tremonti: «Bossi che conosce Giulio meglio di me che gli sono amico, ha detto che non è mica matto». Quanto ai decreti attuativi del federalismo fiscale, Frattini si è detto certo che «saranno adottati» e ha ricordato che già nel caso del federalismo demaniale il Partito democratico si è astenuto. «Non credo – ha aggiunto Frattini – che il Pd possa cambiare idea adesso». Per quanto riguarda il dopo-Berlusconi, «non ci sarà un altro Berlusconi. Credo che ci sarà – ha preconizzato il ministro degli Esteri – un gruppo ristretto ma coeso che continuerà a guidare il governo e il partito». Frattini ha ricordato che in 15 anni ha visto «tanti di questi delfini sedicenti che si sono spiaggiati». Molto spazio, nella conversazione, è stato dedicato ai temi della politica estera. Il ritiro delle trupper italiane dall'Afghanistan inizierà prima della pausa estiva, ha ribadito il ministro, confermando le ragioni della nostra presenza e i risultati conseguiti. C'era infatti – ha spiegato – la «necessità assoluta di andare a colpire il terrorismo che nasce alla frontiera tra Pakistan e Afghanistan. Il cuore del problema è ancora lì. Nel 2002 abbiamo trovato l'Afghanistan come un paese nel Medioevo: i Talebani avevano distrutto statue e reperti archeologici, le bambine non potevano andare a scuola, non esistevano tv e giornali. Dopo dieci anni abbiamo perso uomini e donne ma abbiamo anche avuto qualche risultato e un cenno di luce in questo Medioevo».

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