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Le carte vincenti in mano al Cav

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Oil rafforzamento della maggioranza o il ricorso anticipato alle urne. Berlusconi lo ha ricordato, senza mezze parole, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno. Due opzioni, un solo esito: la vittoria politica del Cavaliere. È proprio questa la conclusione cui, piaccia o non piaccia, non si può non pervenire con un ragionamento logico e pacato. L'ultimo complotto antiberlusconiano, messo in piedi questa volta da Gianfranco Fini e da suoi temporanei e occasionali supporters, è clamorosamente fallito. Vediamole dunque queste opzioni. La prima è quella del rafforzamento della maggioranza. Questo può essere ottenuto in due modi. O tramite l'apporto di parlamentari singoli, pentiti o scontenti dei gruppi di appartenenza ovvero tramite trattative, segnatamente con l'Udc, che si traducano in un allargamento della coalizione governativa. Lo scenario potrebbe, naturalmente, comportare o non comportare un «rimpasto» del governo, ma è certo che, in ogni caso, la forza e l'immagine politica del presidente del Consiglio ne risultano accresciute. Berlusconi ha buon gioco, in una tale situazione, a rilanciare l'idea che l'ultimo scorcio di legislatura possa essere dedicato interamente al completamento delle riforme. Del resto, già l'approvazione della legge legata al nome del ministro Gelmini rappresenta un successo di sostanza - trattandosi di una buona legge - ma anche un successo fortemente simbolico. Esso, infatti, dà l'impressione di un governo capace di andare avanti con decisione e con forza rinnovata. Dà l'impressione, ancora, che i ritardi nell'attività riformatrice - poco importa se a torto o a ragione - siano stati causati proprio dalla irresponsabilità e dal boicottaggio di chi - a cominciare dal presidente della Camera e da chi impegnato con lui in tresche e maneggi da basso impero - privilegiava le proprie ambizioni di potere o i propri risentimenti personali rispetto agli interessi reali del paese. Che poi l'impressione corrisponda o meno alla realtà, è un'altra questione. Il dato di fatto è che le carte vincenti sono tutte in mano di Berlusconi. Il quale può, ormai, dettare precise condizioni a Casini e può proporsi un termine, fine gennaio, per valutare se il rafforzamento della maggioranza, comunque ottenuto, sia reale o fittizio. Il Cavaliere non è disposto a guidare un governo che vivacchi, un governo stanco e asfittico legato ai ricatti o ai mal di pancia di qualche parlamentare, sottoposto alla strategia di logoramento delle opposizioni di ogni tipo e natura. Ed ecco che, in questa ipotesi, appare realistica la seconda opzione di cui si diceva, la prospettiva cioè di elezioni anticipate. Se Berlusconi si rendesse conto che il rafforzamento della maggioranza non si fosse concretizzato o non fosse tale da consentirgli l'attuazione del suo programma di riforme, anche strutturali, allora potrebbe tranquillamente staccare, o far staccare da Bossi, la spina. Di fronte agli italiani egli avrebbe fatto tutto il possibile per salvare la legislatura. A quel punto, il capo dello Stato, non avrebbe molte possibilità di scelta. La strada di un eventuale governo degli sconfitti non sarebbe ipotizzabile. E tanto meno lo sarebbe la strada di un governo cosiddetto tecnico soprattutto dopo che il doctor subtilis della politica italiana, Giuliano Amato, il cui nome riporta alla memoria una triste esperienza di governo tecnico, ha ventilato l'idea di mettere nuovamente le mani in tasca agli italiani. In conclusione, il 2011 per Berlusconi nasce sotto un segno fortunato. Se il Cavaliere riuscirà a rafforzare il governo avrà conseguito un successo. Se, invece, non riuscirà a raggiungere l'obiettivo, le elezioni, sondaggi alla mano, gli consentiranno una nuova maggioranza. Comunque sia, un futuro roseo.

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