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Il Cav corteggia Pier "Da Casini una buona proposta"

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Silvio Berlusconi e ospite di Alessio Vinci a Matrix

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«Da Casini è arrivata una buona proposta». Il prossimo obiettivo del Cav è riconquistare Pierferdy. Riportarlo nella grande casa del centrodestra perché, come dice, «è innaturale che l'Udc sia lontana dal Pdl». La strategia è quindi tracciata. La parola d'ordine ora è passare ai fatti ed è per questo che Berlusconi, dopo molto tempo, è voluto tornate in televisione. Si è accomodato su quell'unica poltroncina bianca preparatagli dal presentatore di Matrix, Alessio Vinci, è ha iniziato il suo show. Un'intervista a 360 gradi che ha toccato tutti i temi d'attualità: dal futuro del partito alle contraddizioni del centrosinistra, dalle dichiarazioni di Fini alla possibilità «non scongiurata» di elezioni, dalla disoccupazione al legittimo impedimento. Il tutto, però, mantenendo sempre fisso l'obiettivo: invogliare i centristi e il loro leader, Pier Ferdinando Casini, a cambiare rotta. E per riuscire nell'intento, furbescamente, sottolinea le contraddizioni di alcune loro scelte. Inizia definendo «innaturale» la loro collocazione. Ammette di non volersi fidare del leader centrista («in politica è buona regola essere prudenti») però poi tende la mano ricordando le cose sussurrategli all'orecchio subito dopo il voto di sfiducia: «Nonostante tu sia così, ti voglio bene». Poi, però, inizia a fargli i conti in tasca: «L'alleanza con la sinistra lo penalizzerebbe molto nel numero dei voti, c'è un sondaggio Euromedia che dice addirittura del 70% dei voti» nel caso in cui l'Udc si alleasse con il Pd. E continua affrontando un altro grande tema all'ordine del giorno: il possibile sostegno al governo di alcuni deputati moderati dell'opposizione. Così, rispondendo all'apertura fattagli da Casini, commenta: «Prendo atto dell'offerta del leader dell'Udc con cui non ho mai avuto discussioni di cattivo gusto». Poi però lancia la frecciata: «Credo che molti leader del Parlamento italiano temano di vedersi ridurre le fila dei loro gruppi con i moderati che possono venire da noi». Altri parlamentari pronti quindi ad abbandonare il Centro per guardare al Pdl. Un'ipotesi ribadita a chiare lettere dal premier che annuncia di aver bloccato gli ulteriori ingressi «perché ho visto cosa stava succedendo alle persone coraggiose che si stavano unendo alla maggioranza». E, se i nuovi ingressi saranno posticipati a dopo Natale, è a quelli che gli hanno già dato la fiducia che il Cav si rivolge poco dopo: «Coloro che sono passati con la maggioranza non avranno posti di governo nel caso in cui si dovesse formare un nuovo esecutivo». Una dichiarazione netta che mette a tacere tutte quelle dichiarazioni infamanti dell'opposizione alla quale Berlusconi non evita una sonora bacchettata: «In Italia c'è il caso raro, forse unico, di una sinistra che ha cambiato nome ma non ha smesso di fare politica nel vecchio modo». E, orgogliosamente, continua: «La sinistra considera che io sia un ostacolo al loro ritorno al potere» e aggiunge «ma anche i leader del Terzo polo la pensano allo stesso modo». Un chiaro riferimento a Fini sul quale ha voluto togliersi più di qualche sassolino dalle scarpe. Ha iniziato definendo il suo auspicio di vedere la legislatura arrivare fino alla fine naturale come una dichiarazione «che ha dell'incredibile». Poi si diverte e, dopo aver dichiarato l'avventura di Fli «sconsiderata e irresponsabile», lo avverte: «Ho parlato direttamente con alcuni deputati finiani che il 14 dicembre hanno votato la sfiducia. Ritengono di aver pagato il debito di riconoscenza verso Fini. Ora hanno la responsabilità di lealtà verso gli elettori».   Infine un ultimo velato consiglio a Casini che anche ieri ha voluto allontanare l'ipotesi di voto anticipato: «Noi riteniamo di poter allargare la maggioranza uscita dal voto di fiducia, se non ci dovessimo riuscire torneremo dagli elettori». E se l'11 gennaio la Consulta «farà una sentenza contro di me continuerò a governare. Ma mi difenderò, scenderò in campo e racconterò agli italiani chi sono i giudici e come sono andate veramente le cose».

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