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Il Cav pensa già al "gruppo per la Vita"

Silvio Berlusconi

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Un gruppo di collaborazione. Un gruppo che esca dagli schieramenti e che metta assieme i cattolici di centrodestra e centrosinistra e cerchi di condizionare l'attività del governo. Un «gruppo per la Vita». Non di Berlusconi ma che porti il premier su una linea chiara sui temi fondamentali. Ci stanno lavorando per ora alcuni esponenti della maggioranza e punta a corteggiare il gruppo di Beppe Fioroni, il quale, uscendo dal Pd, dovrebbe portare con sé altri cinque deputati e tre o quattro senatori. Potrebbe entrare Paola Binetti, che nell'intervista al Tempo in altra pagina, si limita solo a dare una disposizione al dialogo, e con lei anche altri cinque Udc. Alla guida del gruppo potrebbe andarci Silvano Moffa, che potrebbe portare con sé anche altri fuoriusciti di Fli. Chi? E qui la partita si complica perché dal partito di Fini sono in vari che potrebbero uscire ma non solo per i temi etici. In bilico ci sono Gianfranco Paglia e Luca Bellotti, Giuseppe Consolo e Claudio Barbaro, Carmine Patarino e Andrea Ronchi. Sono in bilico più perché non si riconoscono più nella linea dura intrapresa da Fli. Ma questa è un'altra partita. Comunque, il «gruppo per la Vita» potrebbe venir fuori nei prossimi giorni. Si sta lavorando per arrivare a quota 20 componenti, la soglia minima per formare un gruppo parlamentare. A svelare in parte il progetto ieri ci ha pensato la Velina Rossa, chiamando in causa Raffaele Bonanni come regista. E sono piovute precisazioni: «Se quotassimo in Borsa le balle spaziali che vedo scrivere in questi giorni, avremmo sanato il debito pubblico. Una cosa è certa, nessuno sano di mente può pensare che questo governo mangerà il panettone l'anno prossimo grazie a qualche voto dei popolari Pd». La Cisl invece parla di «illazioni strumentali destituite di qualsiasi fondamento» quelle di un presunto coinvolgimento di Bonanni. Che di sicuro ha incontrato Berlusconi a casa del deputato Antonio Angelucci, in una villa fuori Roma, qualche settimana fa. Intanto Berlusconi non molla con il suo corteggiamento. Punta sui singoli, nella speranza che l'eventuale smottamento convinca i leader. Anzi, il leader: Pier Ferdinando Casini. Dice il Cavaliere: «Dopo il voto di martedì l'ipotesi del terzo polo non ha più grandi prospettive». Poi rincara la dose: «È inesistente, non ha possibilità di futuro. E Fini sparirà». Il Cav spiega che la sua idea non è quella di un coinvolgimento in blocco dei centristi, bensì di un'apertura a «singoli deputati che militano in partiti di cui non condividono più la linea». Nel dettaglio, Berlusconi rivela che aspetta «anche deputati di Fli, che non sono più d'accordo con Fini ma al quale hanno già pagato il debito di riconoscenza per averli messi in lista». E ancora: «I voti c'erano già ieri sera (martedì sera, ndr), erano diversi e di più, perché tanti, avendo visto che l'attacco è andato male, hanno scelto diversamente». Confessa che a suo giudizio le dimissioni di Fini sono una «questione di dignità» del presidente della Camera. Silvio torna quindi per la seconda volta al Quirinale, questa volta per parlare dell'Ecofin di oggi, e il Colle appare più distante del solito da Montecitorio. E poco dopo aver parlato per Berlusconi arriva la benedizione della Cei. È il presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Angelo Bagnasco, a suggerire che il voto di due giorni fa in Parlamento ha espresso «un desiderio di governabilità in modo chiaro e democratico». «Ripetutamente, gli italiani si sono espressi con un desiderio di governabilità - rimarca - e quindi questa volontà, questo desiderio espresso in modo chiaro e democratico, deve essere da tutti rispettato e da tutti perseguito con buona volontà e onestà». Non è un caso visto che qualche ora dopo aver incassato la fiducia Berlusconi ha subito messo sul piatto il quoziente familiare o comunque un soccorso ai nuclei familiari numerosi, provvedimento che sta a cuore alla Chiesa. Il governo potrebbe dare già un'indicazione con il prossimo decreto milleproroghe, che quest'anno si chiamerà decreto Sviluppo, e potrebbe mettere sul piatto una cifra tra i sei e i sette miliardi di euro. Così, Berlusconi potrebbe ritrovarsi a breve una maggioranza diversa, senza il laico Fini ma con la cattolica Binetti. Così come a gennaio potrebbe lasciare Ronaldinho e far arrivare Cassano nell'attacco del Milan, vero termometro della vita del Cavaliere.

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