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Il Polo dei divisi

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LanfrancoPalazzolo Il Terzo polo delle contraddizioni. Sarà difficile che il Partito della nazione riesca ad avere uno sbocco politico elettorale credibile presso l'opinione pubblica italiana. Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli hanno una visione politica antitetica. Il trio terzopolista si divide in due blocchi: nel primo blocco ci sono Rutelli e Casini, profondamente avversi al Bipolarismo; nell'altro blocco c'è il bipolarista Gianfranco Fini. Nonostante questa spaccatura sistemica, gli esponenti di Futuro e Libertà non si fanno scrupolo di proporre un'alleanza con il Partito democratico. Mentre lo scorso 7 dicembre Fini affermava a «Ballarò» di non voler fare un accordo elettorale con il Pd, il 24 agosto precedente Italo Bocchino aveva ipotizzato addirittura un nuovo governo di emergenza con il Pd. Su questo tema Casini e Rutelli sono stati molto più prudenti. Casini ha apertamente criticato il Pd, dicendo a Bersani che «l'alternativa non si costruisce in piazza». Contraddizioni sistemiche a parte, come si comporterebbe il «trio» di fronte ad un provvedimento impegnativo? Nel caso del testamento Biologico, la posizione di Fini è problematica per i terzopolisti. Il 26 agosto del 2009 Fini è andato alla Festa del Pd a Genova per dire che «non si tratta di favorire la morte, ma di prendere atto della impossibilità di impedirla e di affidare la decisione alla persona, all'affetto dei familiari o alla scienza del medico». Nel partito di Bersani si sono spellati le mani per gli applausi. Nessun esponente del partito di Casini sottoscriverebbe mai una frase del genere. Non è un caso che Enzo Carra (Udc) abbia definito queste affermazioni, all'epoca, come «uno sparo nel buio». Anche Paola Binetti, esponente del Partito della nazione non condividerebbe nemmeno una parola di Fini. Un altro elemento di grande contraddizione è quello relativo alla collocazione europea dei terzopolisti. Francesco Rutelli aderisce all'Alde, il Partito liberale europeo. In questo zibaldone politico c'è l'Idv, alleato del Pd; i Lib-Dem inglesi alleati dei conservatori di David Cameron e l'eterno sconfitto Francois Bayrou. Invece, i finiani e Casini aderiscono al Ppe, che ha sempre condiviso e sostenuto la linea politica espressa da Silvio Berlusconi. Infatti, è stato lo stesso Berlusconi, nel corso delle votazioni sulla fiducia, a proporre a Casini di fare il Ppe in Italia: «Dovete venire con noi, dobbiamo costruire il Ppe in Italia». Altro elemento di ambiguità della babele centrista è l'atteggiamento sulla legge elettorale. Qui si trova davvero di tutto. Gianfranco Fini vuole il maggioritario a doppio turno, soluzione che farebbe felice Massimo D'Alema. Invece, gli esponenti dell'Udc, che vorrebbero la fine del bipolarismo, si pronunciano a favore del ripristino delle preferenze e per il mantenimento del proporzionale. Di fronte ad un dilemma del genere chi decide e per chi nel Partito della nazione? Il Terzo polo è riuscito anche a compiere un grande miracolo, riunendo due esponenti politici che si sono sempre avversati: Luciana Sbarbati e Giorgio La Malfa. La prima è stata candidata dal centrosinistra in Sardegna, mentre il secondo è stato eletto nelle Marche con il Pdl nel 2008. Nel 2001 i due si erano divisi perché La Malfa voleva andare con Berlusconi e la Sbarbati voleva andare nel Pd. A rendere inquietante il quadro si è aggiunto anche l'arrivo dell'ex segretario del Psi Enrico Boselli, in quota Rutelli. Nel 2006 Boselli aveva dichiarato: «Toglierei i soldi alla Chiesa e darei i matrimoni anche ai gay». E nel 2007 aveva proposto l'abolizione del Concordato. Nel 2005 Rutelli aveva definito le proposte di Boselli del Concordato una boutade. Ma se dovesse ripetere una proposta del genere il giorno dopo scapperebbero tutti da Berlusconi. Tranne Gianfranco Fini e Italo Bocchino.

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