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È un estremista figlio di un estremista

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Ilragazzo col giaccone beige e la sciarpa al volto, che i Democratici di Palazzo Madama hanno indicato come l'«agente infiltrato» ma che poi si è rivelato essere «solo» un sedicenne violento di sinistra, ha un lunga tradizione familiare fatta di arresti e dimostrazioni violente. Nella sua abitazione l'aria di lotta, di pugni chiusi e stelle a cinque punte l'ha sempre respirata. Il giovane liceale romano, prima al Mamiani e poi al Caetani, è il figlio di A.M. considerato un estremista di sinistra degli anni 70. Ne è testimonianza il suo arresto la notte dell'11 gennaio 1979 da parte della polizia, a Roma in via Campo Catino (zona Camilluccia). A.M. stava probabilmente preparando un attentato assieme ad altri quattro complici anche loro arrestati. Fu sorpreso assieme ai suoi compagni a bordo di una «128» e una «Morris» familiare. Tra i sedili e nel baule gli agenti trovarono una pistola calibro 7,65, una «38», con matricola limata, una spranga di ferro, un volantino del «Movimento Lotta per la Casa», un ordigno con un chilo di polvere da mina pressato in un tubo di cartone già innescato e collegato a una miccia a lenta combustione. C'erano anche numerose cartucce per un fucile calibro 12 e una tanica vuota che odorava di benzina. Era il gennaio del 1979 e A.M. aveva 23 anni. Dopo 31 anni il figlio, già con precedenti penali, sembra percorrere le orme del padre e si ritrova stamattina di fronte al tribunale dei minori dopo esser stato sorpreso martedì con pala, manganello e manette in mano mentre pestava un finanziere a terra.

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