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Il contratto Fiat entro Natale

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Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi punta a un accordo «prima di Natale» tra Fiat e sindacati e considera «decisivi» gli investimenti ipotizzati dalla casa torinese a Mirafiori. Fondamentali «sia per l'economia del territorio sia per il futuro radicamento del Gruppo Fiat-Chrysler in Italia». Le parti - ha aggiunto - sono in grado di definire regole utili a garantire la giusta remunerazione del lavoro, le tutele del lavoro, a partire dallo sviluppo delle competenze, e la piena utilizzazione degli impianti, rimuovendo forme di assenteismo anomalo. Ciò che conta è farlo nel quadro di un accordo collettivo che può essere duttilmente adattato alle esigenze condivise senza antichi pregiudizi o nuovi ideologismi». Il dossier Fiat e il lavoro diplomatico tra sindacati e azienda per far restare in Italia il gruppo automobilistico partono dunque con l'appoggio del governo. Che osserva e spinge le parti a sciogliere i nodi contrattuali al più presto per il bene e il futuro industriale del Paese. Così con questo invito oggi Fiom, Fim e Uilm tornano a riunirsi tutte insieme dopo molto tempo. In attesa del tavolo con Federmeccanica, forse giovedì prossimo, per provare a metter giù un contratto specifico per l'auto, il percorso sindacale non appare in discesa. Se l'a.d. di Fiat, Sergio Marchionne, punta ad uscire dal contratto dei metalmeccanici e a ottenerne uno separato per l'auto, condizione per investire un miliardo a Mirafiori, al contrario l'obiettivo dei sindacati è una disciplina specifica per l'auto ma all'interno del contratto nazionale, cioè con Confindustria. Da cui, sarà fuori la newco di Mirafiori tra Fiat e Chrysler, pronta però rientrarvi una volta fatto il tipo di contratto chiesto da Marchionne. Un contratto «su misura» per «una multinazionale come la Fiat», ha spiegato il ministro della P.A., Renato Brunetta, «non per negare il contratto collettivo» ma «per avere regole funzionali per stare nella competizione globale». Sulla stessa linea il presidente del Piemonte, Roberto Cota, per il quale «non è uno scandalo prevedere clausole specifiche che riguardano l'automobile e lo stabilimento di Mirafiori».

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