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Dagli stadi alla guerra dei rifiuti

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Almenoduecento i guerriglieri. Gente dei centri sociali e delle case occupate delle periferie romane. Diversi immigrati. E poi i rinforzi dal napoletano e dal Nord Est. Facinorosi veterani degli scontri con la polizia nella guerra dei rifiuti e centri sociali tra i più agguerriti con alle spalle le battaglie del G 8 di Genova e quelle contro la base Usa a Vicenza. Mercenari del caos. Senza ideologia se non quella del vandalismo allo stato puro. Violenti e carichi di rabbia. Molti si sono fatti le ossa nelle curve degli stadi. Gli slogan usati contro la polizia ne svelano l'origine. Si muovono con conoscenza del territorio. Si proteggono con caschi e scudi. Lasciate le molotov a padri e nonni, la benzina costa troppo, preferiscono razzi, fumogeni e petardi. Bombe carte. Ma ieri qualcuno aveva anche fionde e dadi di acciaio. lanciano sassi e sampietrini da un etto con la maestria di campioni di lancio del peso. Si organizzano in falangi. Prima i frombolieri, poi la testuggine armata di scudi e mazze, quindi gli spaccatutto. E tra questi si mischiano anche apprendisti teppisti che sfogano la loro carica di violenza contro ogni cosa e non si tirano indietro ad attaccare in venti una «divisa». Gente che una volta scatenata non si ferma come quel giovane dai capelli alla rasta che in via Luisa di Savoia nonostante l'ordine partito da un incapucciato era non «danneggiate queste auto sono di poveracci». Si è accanito contro lo specchietto retrovisore di un'utilitaria portandolo via come un trofeo.

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