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Si lotta per raggiungere «Quota 316»

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Lesorti del quarto governo Berlusconi, e forse della stessa legislatura, si giocano attorno a quota 316. È la maggioranza assoluta dei deputati e, sulla carta, il numero della «salvezza», quello cioè dei voti necessari per ottenere la fiducia alla Camera o per affossare l'esecutivo. Una partita dall'esito più che mai incerto, con le «colombe» di Futuro e Libertà che mandano in tilt i pronostici prefigurando l'astensione in cambio di una apertura alla loro agenda politica. A sparigliare le carte è la lettera che Andrea Augello e Salvatore Moffa hanno inviato a Silvio Berlusconi e a Gianfranco Fini. E così a due giorni «dall'ora X» i conti, da una parte come dall'altra, non tornano ancora. Anzi, si complicano. Ormai acquisiti alla causa del premier l'ex dipietrista Antonio Razzi e l'ex rutelliano Bruno Cesario, è certo anche il voto di Maurizio Grassano. Con loro tre, e con il sì del finiano pentito Catone, lo schieramento pro fiducia raggiungerebbe quota 313 (comprendendo anche l'altro ex dipietrista Domenico Scilipoti). Ma potrebbero esserci altre sorprese. Gli uomini del premier continuano a trattare e nelle ultime ore si infittiscono i contatti con i deputati dei vari schieramenti per allargare la maggioranza. Si tira fuori dalle indiscrezioni Gaetano Porcino, deputato piemontese dell'Italia dei Valori, secondo alcuni a un passo dal saltare il fosso, che per difendersi dalla macchia della compravendita minaccia di adire le vie legali. Ma al di là delle smentite la situazione sul fronte anti-Cav si è fatta critica. Sicuri, per ora, sarebbero solo 306 voti. Ancora da capire, infatti, il comportamento del 6 deputati Radicali eletti nelle file dei Democratici, mentre tra le colombe finiane, l'unico veramente incerto (anche se è più probabile che voti no) appare Silvano Moffa. Mentre Paolo Guzzanti, sempre incerto, sembra propendere per il sì. Tutto, insomma, si giocherà all'ultimo minuto e anche per questo si comincia a fare il conto dei possibili assenti. Sullo sfondo restano le accuse incrociate dei due schieramenti. Berlusconi, secondo quanto riferito in ambienti del Pdl, avrebbe criticato Fini sostenendo che terrebbe i suoi al guinzaglio, sottoponendoli a pressioni e minacce per far loro votare la sfiducia. Di tutt'altro avviso il vicecapogruppo di Futuro e Libertà, Giorgio Conte, che accusa il premier di «precettare i suoi dirigenti pena l'espulsione». E intanto la conta prosegue. Per piantare la bandierina a «Quota 316» mancano ormai poco più di 24 ore a partire da oggi.

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