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Le ultime parole famose

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.Ogni cosa diventa lecita. Va bene manifestare la propria indignazione scrivendo al Presidente della Repubblica per denunciare che «alcune forze politiche della maggioranza» avrebbero dato «vita ad una squallida campagna acquisti di parlamentari dell'opposizione» come ha fatto Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera. Va bene applaudire ad Antonio Di Pietro che augura ai «traditori» «la fine che fece Giuda» ovvero impiccarsi piuttosto che vivere con il rimorso di aver tradito Gesù. Oppure ci si permette, come ha fatto il Democratico Maurizio Migliavacca, di definire le «compravendite di parlementari» il segno tangibile di come il governo «oltre ad essere incapace di affrontare i problemi del Paese, stia trascinando l'Italia sempre più in basso sotto il profilo morale». Tante parole che però si vanificano in un triste rituale da gioco delle parti. E infatti basta andare al lontano 22 gennaio 2008, per leggere che gli stessi Democratici, per bocca di Pier Luigi Bersani, all'epoca, ministro dello Sviluppo del morente governo Prodi, dava un significato quasi nobile alle «compravendite»: «Chi si accosta, lo fa per una scelta politica, tenendo conto delle necessità del Paese e della situazione economica internazionale». Eppure in questi ultimi tempi dove si parla solo di sfiducia e di complotti contro il premier, i parlamentari dell'opposizione o quelli che hanno abbandonato la maggioranza, si stanno divertendo a spararle più grosse degli altri. Sicuramente il premio più ambito se lo è conquistato il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, quando domenica scorsa ha detto: se Berlusconi otterrà la fiducia «io chiamo il 118». Dal Pd invece è la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro a dimostrare grande apprezzamento al Cavaliere quando martedì scorso ha tuonato: «Berlusconi non tollera che altri comandino nel Paese. Non si tratta di governare perché il concetto di governo gli è estraneo». Ma è dal fronte di Futuro e libertà che arrivano le bordate più sonore. In prima linea è sceso il numero uno di Fli, Gianfranco Fini che ha dichiarato: «Se Berlusconi riuscisse a galleggiare con un governicchio di minoranza gli italiani avrebbero un ulteriore elemento per capire che la sua ambizione è tirare a campare». Più diretti invece i futuristi che non hanno perso l'occasione per sfogarsi. E così Aldo di Biagio attacca i deputati che cambiano casacca definendoli «venduti per trenta denari». Nino Lo Presti si accanisce sia contro il direttore di Libero, Maurizio Belpietro («lo sfido a duello, ma è un vigliacco») sia contro Berlusconi: «farebbe bene a non sottovalutare il Terzo polo. Saremo come il piccolo Davide che sconfisse il gigante Golia». Infine, se Roberto Menia qualche giorno fa accusava Berlusconi di aver fatto della «libertà il suo simbolo senza però praticarla», è dalla Fondazione Farefuturo che, pubblicando un editoriale di Filippo Rossi, parte l'offensiva: «L'unico vero traditore si chiama Silvio Berlusconi». E se queste sono le promesse, martedì prossimo, se ne vedranno delle belle alla Camera, quando tutti questi signori dovranno decidere se votare o meno la fiducia al premier.

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