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Silvio vuol dire fiducia

Silvio Berlusconi

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{{IMG_SX}}È a meno uno. A Silvio Berlusconi manca giusto un voto per ottenere la fiducia anche alla Camera. Almeno stando ai numeri su carta e alle dichiarazioni fin qui rese dagli indecisi, il pallottoliere segna per il governo 313 voti a favore, 314 contro. A favore del governo, si sono espressi solo ieri altri quattro deputati, tra gruppo misto e opposizione. Ed è per questo che nel centrosinistra si grida allo scandalo, alla corruzione dei parlamentari, alla compravendita, alla campagna acquisti e a chi più ne ha più ne metta. Girano addirittura i prezzari. Il punto è che il governo può contare sui 294 deputati di Pdl e Lega, sugli 11 di Noi Sud, sui due Repubblicani-Andc (Pionati e Nucara), sul futurista (o ex) Catone e sul quartetto composto dagli ex rutelliani Calearo e Cesario e gli ex dipietristi Scilipoti e Razzi. Esclusi i tre delle minoranze linguistiche che hanno annunciato l'astensione, con l'opposizione votano i restanti 314 deputati. Tra cui, però, vanno contate tre deputate in dolce attesa (Mogherini del Pd, Cosenza e Buongiorno di Fli). In questo quadro, basterebbe un'assenza, una malattia, un raffreddore, un mal di pancia per far saltare il piano che mira a sfiduciare il Cavaliere. Mentre già si parla di altri due deputati dell'Idv, Zazzera e Porcino, e persino due senatori (si fa il nome di Di Nardo) pronti a cambiare casacca. È per questo che Berlusconi in serata vede lo stato maggiore del Pdl e si mostra più che ottimista: avremo una maggioranza ampia, anche se possibile senza i finiani, Fini si ricorderà a lungo la giornata del 14 dicembre... In pubblico, non è meno esplicito. Intervenendo telefonicamente a una manifestazione del Pdl a Verona, il premier afferma: «Sul voto di martedì sono sereno, non penso che siano molti che vogliano tradire gli elettori. È irresponsabile aprire la crisi in un momento così delicato. Sono sicuro che il 14 avremo la fiducia in entrambe le Camere». Quindi sembra anticipare qualche tema del discorso che terrà in aula: «Federalismo fiscale, sicurezza dei cittadini, contrasto all'immigrazione dall'Africa, e più in generale clandestina, piano per il Sud, la riforma tributaria per i lavoratori, e riforma della giustizia». In serata nel vertice con il partito spiega: «Siamo sicuri di avere la maggioranza, solo dopo possiamo trattare, ma sarò io a dare le carte e a porre le condizioni. L'apertura, quindi, è sul programma, ma si dovrà partire da questo governo e dai risultati raggiunti in questi due anni». E ancora: «Non c'è alcuno spazio per un altro governo, io farò un appello e sono sicuro che Casini non si potrà sottrarre». Sono due elementi che giocano in queste ore a favore di Berlusconi. Il primo è l'incontro a pranzo che il premier ha avuto con i nuovi cardinali, a cui ha donato una croce pettorale. Al meeting, era presente anche il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Il secondo dato è una certa insofferenza da parte dell'Udc nei confronti di Fli. Finora il percorso era stato comune, ma l'incontro segreto tra Bocchino, emissario di Fini, e Berlusconi ha creato tensioni. Bocchino ha prima smentito, poi in un videomessaggio ha fornito la sua versione. Casini sapeva poco ed è stato colto di sorpresa. A questo punto, comunque vada dopo martedì, è sempre più probabile un allargamento della maggioranza ai centristi, che potrebbero entrare nel governo indicando loro tecnici. Mario Monti, per esempio, sarebbe un ministro per l'Europa perfetto.  

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