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L'orgoglio degli ex di An contro il "traditore" Fini

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Da sinistra il ministro Meloni e Gelmini

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È un attimo. Appena sullo schermo appaiono le immagini di Gianfranco Fini, la platea dell'Auditorium della Conciliazione di Roma esplode. Fischia. Urla. È vero, il titolo della manifestazione organizzata dall'associazione Fratelli d'Italia (promossa da Fabio Rampelli, Marco Marsilio e Marco Scurria) è «Italia, avanti». E gli interventi che si susseguono sul palco cercano soprattutto di spiegare perché questo governo ha lavorato bene e deve proseguire la propria azione. Ma è indubbio che il vero obiettivo è e resta il presidente della Camera. Il «traditore». Il video sintetizza perfettamente il concetto. C'è il pantheon della Destra italiana: i ragazzi della via Pal e gli emigrati italiani a New York, Trieste liberata, Filippo Tommaso Marinetti e Paolo Borselli, Giovanni Falcone e Giovanni Paolo II. E poi, c'è lui. Gianfranco. Ritratto in tre diversi momenti della sua carriera politica: agli inizi con Giorgio Almirante, poi con Silvio Berlusconi e, oggi, al fianco di Pier Luigi Bersani. Anche la frase che lo introduce non lascia spazio a interpretazioni: «Ho visto gente andare, perdersi e tornare e perdersi ancora». Il copyright è di Francesco De Gregori che, con la sua Sempre e per sempre, fa da filo rosso all'evento. Perché in questa domenica di dicembre, raccolti nell'Auditorium, non ci sono solo le fondazioni, le riviste e le associazioni culturali vicine al Pdl. Non ci sono solo i big del partito come Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Mariastella Gelmini, Gaetano Quagliariello, Gianni Alemanno e Renata Polverini (Maurizio Gasparri, impossibilitato a partecipare, interviene telefonicamente). Ci sono soprattutto quelli che, come canta De Gregori, «sempre e per sempre, dalla stessa parte mi troverai». La «parte» è, ovviamente, quella di Silvio Berlusconi. Quella che, come ricorda il ministro La Russa (catapultato sul palco appena entrato in platea), è stata scelta da «90 parlamentari ex An. Solo un terzo se ne è andato». Attorno al premier e al suo governo, spiega il coordinatore del Pdl, c'è oggi un «partito mai unito e dinamico». Un partito che non teme il voto del 14 dicembre perché, ne è sicuro, quello sarà «il giorno della chiarezza». Quello in cui nessuno potrà «più barare». «Certo - ammette - sarebbe divertente fare l'opposizione di un esecutivo che ha dentro Fini e Vendola, Di Pietro e Casini, Bersani e Rutelli». Ma l'Italia può permettersi questo? La risposta di chi si alterna sul palco romano è ovviamente negativa. Per questo si fa appello soprattutto al popolo del centrodestra. Il popolo che, all'ingresso dell'Auditorium, fa la fila per firmare la petizione per chiedere che, in caso di caduta del governo, si vada subito ad elezioni. Il popolo che, come ricorda Alemanno, con la grande manifestazione del 2 dicembre 2006 a piazza San Giovanni, fece nascere il Pdl. «Gente - ricorda Meloni - ancora entusiasta e determinata a difendere i valori in cui crede e per i quali il governo negli ultimi due anni e mezzo si è impegnato. Un popolo che non capisce per quale motivo un governo che ha lavorato bene in un periodo di crisi economica, debba andare a casa per essere sostituito da un governo di sconfitti talmente eterogeneo da non poter dare risposte ai problemi». Militanti che, sabato prossimo, al Palazzo dei Congressi di Roma, scenderanno ancora in campo in difesa dell'esecutivo. Dall'altra parte, invece, ci sono quelli che vogliono «riportare l'Italia indietro» e che non sono in grado di «avanzare proposte alternative» (Alemanno). Ci sono «Qui, Quo, Qua che vogliono consegnare il Paese a Zio Paperone Montezemolo» (Ignazio Abrignani); i professionisti dell'antimafia delle parole; quelli che «temono il voto perché sanno che perderanno» (Marsilio); che salgono sui tetti e poi vanno in Aula a dire che la riforma dell'università «non è male». I «mosconi che sbattono nei vetri perché hanno perso il senso dell'orientamento» (Polverini). Ma soprattutto c'è il presidente della Camera. Lo stesso che, ricorda la governatrice del Lazio, «voleva celebrare sulla mia testa il suo cambiamento» («solo Berlusconi ci ha messo la faccia» urla tra gli applausi). Il leader eletto nel centrodestra che firma una mozione con Francesco Rutelli e Pier Ferdinando Casini che da sempre stanno all'opposizione. C'è Gianfranco. Il «traditore».

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