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Gli sfascisti non pagano mai

Rutelli, Fini e Casini

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Mancano ancora un bel po' di giorni alla data del 14 dicembre, spartiacque della politica italiana, giorno della fiducia per Silvio Berlusconi. Confesso: non ne posso più. E sono sicuro che come me la pensano tutti i lettori de Il Tempo. Anche ieri abbiamo assistito a uno scambio di battute polemiche tra il Cavaliere e Fini, sai che novità. Nel frattempo il mondo se ne infischia di questa lite condominiale e va avanti come un treno. A onor del vero, Berlusconi cerca di tenere insieme i cocci del governo e sulla politica estera si dà parecchio da fare, ma lo scenario che viene dal Palazzo è terrificante. Elenco un paio di fatterelli che dovrebbero far riflettere tutti, in particolare i prodi ribaltonisti che allegramente pensano di marciare sul nostro portafogli, incassare l'indennità qualsiasi cosa accada e brindare alla fine del Cavaliere nero senza pagare dazio. Sfascisti che non pagano mai. 1. La Germania secondo la Bundesbank si prepara a mettere a segno un Pil record dalla riunificazione a oggi: +3,6 per cento. Le stime del Fondo monetario per l'Italia sono dell'1 per cento; 2. La Spagna è nel casino più totale. Uno sciopero dei controllori di volo ieri ha fatto impazzire l'Europa. La sua economia è in bambola, Zapatero, l'eroe della sinistra italiana, è un ectoplasma, il Pil iberico è stimato nel 2010 a -0,3 per cento e l'altro ieri il governo ha aumentato le tasse sulle sigarette e sembrava di leggere le cronache della Prima Repubblica italiana; 3. Il Portogallo è ancora in piena ora della siesta e alla fine del 2011 secondo tutte le stime finirà in recessione e il primo ministro Socrates ha varato un «piano di austerità»; 4. L'Europa ha salvato l'Irlanda dal crac, ma secondo il premio nobel dell'Economia Paul Krugman «quel piano fallirà»; 8. I dossier di Wikileaks mostrano come le scelte di politica estera italiana abbiano una ragione precisa: l'indipendenza energetica.    E pazienza se gli americani nel loro piccolo s'incazzano. Non conosco un oleodotto o gasdotto che da Washington arriva a Roma. La nostra «politica del tubo» ci ha reso più liberi. Mi fermo a questi scarni ma densissimi punti dell'agenda internazionale per carità di patria, non voglio continuare in questo rosario di fatti che mettono in evidenza da soli, senza bisogno di alcun commento, la nostra ufficiale appartenenza al mondo dei marziani, quelli che fanno l'altra «politica del tubo», quella staccata dalla realtà quotidiana. Tutte le cose che ho elencato hanno un impatto immediato sulla nostra vita ma sono state espunte dal dibattito politico italiano. Il Triciclo di Fini-Casini e Rutelli parla di aria fritta, non sa un fico secco di quel che sta accadendo nel mondo, non ha mai offerto un'analisi seria e approfondita sul da farsi di fronte alla sfida globale. Solo una minoranza dei cittadini italiani è realmente informata e al posto del Pdl nei prossimi giorni batterei il chiodo ogni minuto su questi temi. Lascerei perdere i tricicli, le riforme di leggi elettorali, le alleanze variabili e i discorsi in politichese avariato. Gli italiani stanno per festeggiare il Natale ma rischiano di avere brutte sorprese nel 2011. Qualcuno deve cominciare a dir loro che la crisi è irresponsabile non perché Berlusconi va a casa, ma perché le aziende e le famiglie dovranno pagare un conto salatissimo in termini di punti di interesse sul debito e di tempo perso nella competizione internazionale. Per questo noi de Il Tempo insisistiamo su questi punti dell'agenda, non abbiamo alcuna intenzione di dare spazio nelle nostre pagine a interventi inutili, chiacchiere senza distintivo e ragionamenti demenziali. Il nostro compito è quello di far cronaca e raccontare la realtà italiana per quel che è, ma penso che sia nostro dovere cercare di spiegare davvero ai nostri fedeli e intelligenti lettori a che cosa stiamo andando incontro con una crisi di governo al buio, scaturita essenzialmente da motivi personali e non da un obiettivo che dovrebbe stare a cuore a tutti: il bene del Paese e dei suoi cittadini. Una serie di articoli all'interno dell'edizione odierna de Il Tempo cercano di far luce su quel che accade intorno a noi. Ugo Bertone ci racconta il miracolo tedesco di Angela Merkel e sarebbe bene che tutti guardassero con attenzione alle mosse della Germania. I tedeschi hanno realizzato un vero miracolo, il loro prodotto interno lordo secondo le stime della Banca Centrale vola (+3,6 per cento) ma proprio per questo non hanno alcuna intenzione di concedere sconti e altro tempo a quei Paesi che non si sono adeguati alla linea del rigore, della serietà, della crescita e della meritocrazia. Berlino non è più disposta a pagare i conti di chi si mette in pigiama alle 14, imbroglia sui conti, evade il Fisco e pensa che tutto va bene madama la marchesa. L'età del Ferro è appena iniziata e noi continuiamo a comportarci come se tutto fosse in ordine, le nostre città fossero meglio di quelle svizzere e il Mezzogiorno meglio della Carinzia. Abbiamo una classe dirigente ridicola, un settore pubblico mostruoso, un sistema scolastico che fa credere agli asini di essere dei geni e addirittura li dipinge come eroi quando scendono in piazza a dire cretinerie a raffica. In mezzo a questo ribollìo di melma, un gruppetto di ribaltonisti decide che il governo deve cadere e il Cavaliere andare in pensione. Ammesso che tutto questo sia legittimo - e dal punto di vista della sovranità popolare non lo è - sarebbe utile capire cosa c'è dopo il patatrac. Caduto Berlusconi e stappato il prosecco che si fa? Si va con il cappello in mano a chiedere a Tremonti di restare al governo per scongiurare il crac? Si va in processione da Mario Draghi a domandare la grazia di mettersi nella stanza dei bottoni e vedere se riesce a salvarci dalla speculazione? Si va in carovana a Napoli a pregare San Gennaro? O prenotiamo subito i biglietti per Lourdes? Gesù ha resuscitato Lazzaro, non so se abbia voglia di fare altrettanto per gli italiani che da secoli si affidano allo stellone. Basta. È uno spettacolo surreale che non avrei mai pensato di dover mettere nero su bianco. Il muoia Sansone con tutti i filestei per Fini e i suoi alleati è a costo zero: il conto lo pagheranno gli italiani.  

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