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Lo sgambetto di Fli

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I finiani Fabio Granata, Italo Bocchino e Giorgio Conte

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Sono bastate tre parole e Futuro e Libertà è tornata nei ranghi. Tre parole che prese da sole non sembrano fare la differenza ma che per i futuristi si sono trasformate nell'orgoglio di essere riusciti a costringere la Lega e il governo tutto a rivedere le proprie posizioni. E così è bastato aggiungere «ove ritenga necessario» e quella che stava per essere l'ennesima battuta d'arresto per la maggioranza si è trasformata nel successo di un'attenta mediazione tra Pdl, Lega e Fli. L'oggetto del contendere, come aveva anticipato ieri Il Tempo, è stato l'articolo 8 del decreto legge numero 187 del 12 novembre 2010 concernente misure urgenti in materia di sicurezza che ieri veniva discusso in aula a Montecitorio. Un articolo che, secondo quanto riporta il vice presidente del gruppo dei finiani alla Camera, Giorgio Conte, se fosse passato così come proposto dal governo avrebbe legittimato «la pericolosa figura dei "sindaci sceriffi"». E così quelle righe del decreto che dicevano «Al fine di assicurare l'attuazione dei provvedimenti adottati dai sindaci il prefetto dispone le misure ritenute necessarie per il concorso delle Forze di polizia» non potevano andare bene tanto che Fli, Idv, Pd e Udc hanno rispettivamente presentato un emendamento abrogativo di quell'articolo accusandolo, come continua Conte, di svilire «l'autorevolezza e le funzioni specifiche dei prefetti stessi».   In altre parole, se Fli, Pd, Idv e Pd avessero continuato nella strada di voler sostenere l'abrogazione dell'articolo, il governo avrebbe subito una sonora sconfitta. Evenienza che il futurista moderato, Silvano Moffa, primo firmatario di uno degli emendamenti sospensivi, in una sorta di rimorso di coscienza, ha voluto evitare tendendo la mano al governo e proponendo in Aula la sospensione temporanea dei lavori prima che si passasse al voto. Un'apertura che non ha evitato di creare agitazione tra i finiani ma che ha dimostrato di essere un'ottima idea. Infatti dopo un'impasse di quasi un'ora durante la quale il Comitato dei nove si è confrontato con il ministro Maroni, è maturata la convergenza. E così è bastato aggiungere tra «Al fine di assicurare l'attuazione dei provvedimenti adottati dai sindaci il prefetto» e «dispone le misure adeguate per assicurare il concorso delle forze di polizia» le tre parole «ove ritiene necessario».   Una riformulazione accolta in aula dal presidente di turno, Rocco Buttiglione, con un latineggiante Nuntio vobis gaudius magnum, habemus emendamentum (una rivisitazione della frase che viene usata per comunicare al mondo l'elezione di un pontefice, ndr) e che ha immediatamente raccolto il favore di tutto l'emiciclo. Un successo anche per il governo che, per voce del ministro dell'Interno Roberto Maroni ha commentato: «Viene riaffermato il principio che avevamo messo nel provvedimento. Quindi mi pare una soluzione equilibrata». Apprezzamenti per il contributo costruttivo del ministro sono arrivati anche dal finiano Moffa e da Gianclaudio Bressa, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali: «Il ministro Maroni ha compreso la correttezza della posizione del Pd e ha cambiato sostanzialmente il senso dell'articolo 8».

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