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«È il fallimento del bipolarismo Silvio faccia un passo indietro»

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.Del resto, dopo l'accordo Fini-Casini-Rutelli sulla mozione di sfiducia, i «terzopolisti» possono gioire a viso aperto. Onorevole Pomicino, il terzo polo è definitivamente uscito allo scoperto. Che cosa significa? «Il terzo polo è la dimostrazione per tabulas del fallimento di un pensiero debole che ha imperversato per 15 anni e che ha visto coinvolti sia il Pdl che il Pd, e cioè di quel bipolarismo elettorale che poteva servire a vincere le elezioni, ma che si è dimostrato totalmente inadeguato a governare il Paese. E lo sfaldamento dei maggiori partiti italiani non fa che dimostrarlo». Berlusconi adesso rischia di non ottenere la fiducia. Dovrebbe dimettersi così come chiesto da Fini e Casini? «Si sarebbe dovuto dimettere il giorno stesso in cui una parte della sua maggioranza si è chiamata fuori, dopo che lui stesso ha deciso di espellere Fini. Questo sarebbe avvenuto non solo nella Prima Repubblica, ma in tutte le democrazie occidentali». Se si andasse al voto, vincerebbe ancora Berlusconi? «Questo lo decideranno gli italiani. Quel che è importante sottolineare è che Berlusconi in questo momento ha l'occasione di dimostrare al Paese se è solo un leader elettorale, che identifica la sua leadership con un ruolo di governo, o un vero leader politico. I grandi statisti sono rimasti tali anche quando hanno fatto un passo indietro. Berlusconi è il capo del partito di maggioranza relativa e ha il dovere di garantire la governabilità del Paese anche se questo significa rinunciare al suo incarico. Andare alle elezioni in questo momento di crisi economica non è la scelta più giusta». I tentativi di mediazione di Gianni Letta vanno in questa direzione? O si sta già pensando a un dopo Berlusconi? «Berlusconi è il leader del Pdl e Letta è un suo fraterno amico. Lui tenta di fare l'interesse di Berlusconi politico, solo che in questo sforzo ha un'idea diversa di quella che hanno i "guerriglieri" che hanno egemonizzato il premier. Quando penso a un passo indietro di Berlusconi, penso che spetti comunque a lui l'onere di indicare un suo uomo quale suo successore». A quel punto sarebbe tutto un duello Letta-Tremonti? «A me sembrerebbe strano portare alla guida del Paese chi per otto anni nell'ultimo decennio ha avuto la responsabilità dell'economia italiana che, come è noto, non è cresciuta. Chi ha aumentato il debito pubblico ben prima dell'arrivo della crisi internazionale. Ma in politica, si sa, tutto è possibile».

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