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Il naufragio di Fli

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Nelfuturo dei finiani non c'è più libertà. È bastata l'ultima bordata dell'esuberante Fabio Granata per capire che nel movimento di Fini la democrazia interna è stata fagocitata dall'oligarchia dei falchi. Così, proprio nei giorni in cui alcuni tra i futuristi più moderati chiedevano al gruppo di potersi astenere sul voto di sfiducia al premier, è arrivata sonora la stoccata di Granata: «Chi non vota la sfiducia a questo governo si pone fuori dal progetto di Futuro e libertà». Un macigno da digerire per le «colombe» futuriste che proprio in questi giorni sono nel mirino di chi, tra i finiani, ha il compito di far cambiare loro idea. Futuro e libertà così, come ha ironizzato il ministro Ignazio La Russa, diventa un movimento con «tendenze antidemocratiche e autoritarie». Un'evoluzione voluta dallo stesso Fini che lunedì scorso avrebbe salutato i massimi dirigenti di Fli (Della Vedova, Bocchino, Briguglio, Granata, Menia, Viespoli, Moffa, Ronchi, Perina) lasciando loro un incarico preciso: «Ad oggi voteremmo contro la mozione di fiducia. L'astensione non è una soluzione». Chi era presente al vertice racconta di un Fini furioso. Aveva raggiunto la sede della sua fondazione per registrare un videomessaggio da pubblicare sul sito internet di Fli nella speranza di rilanciare le adesioni al Manifesto e invece non ha voluto saperne. Si è rifiutato preferendo usare il tempo per strigliare i suoi. È partito proprio dal Manifesto dove l'obiettivo delle 100mila adesioni da raccogliere entro il congresso fondativo di Milano a metà gennaio è ancora un traguardo lontano. Ad oggi infatti il cartello dei valori di Fli è stato sottoscritto solamente da 30mila persone sul web e meno di 10mila sul cartaceo. Se a questo poi si aggiunge un altro piccolo flop, questa volta di tipo economico, allora la miccia rischia di diventare esplosiva. Infatti sembra che proprio quella cena organizzata dalla Fondazione Farefuturo per venerdì sera a Villa Miani per raccogliere fondi non abbia avuto le adesioni sperate. E infatti le aspettative di Franco Bertuzzi, responsabile dell'organizzazione della serata, di avere mille ospiti paganti a mille euro a testa, sembrano essere molto distanti. Bertuzzi di comunicare il numero esatto di adesioni non ne vuole sapere trincerandosi dietro un «no comment» ma c'è chi dice che al massimo siano state raggiunte 500 adesioni. Da ultimo poi non sono da sottovalutare gli esiti non molto rassicuranti dei sondaggi che danno Fli attorno al 5% e quindi ben al di sotto di quell'8% pubblicizzato sul sito di Generazione Italia. Una serie di brutte notizie che ha costretto Fini a riprendere in mano le sorti del partito. Dettare la linea ai suoi. Lasciare per una volta le telecamere all'amico ex ministro Andrea Ronchi invitandolo a registrare il videomessaggio di promozione del Manifesto che verrà pubblicato oggi sul sito di Futuro e Libertà per dedicarsi pienamente a risollevare le sorti di un movimento allo sbando. Nella sua testa riecheggiano i numeri di quel sondaggio confezionato da Renato Mannehimer che evidenzia come il 70% degli elettori di Fli vuole mandare a casa Berlusconi. Ecco quindi spiegate le ultime minacce dei falchi futuristi e il disperato tentativo di convincere i dubbiosi ad assecondare la linea dettata da Fini. E così gli occhi sono tutti puntati su Giampiero Catone e Catia Polidori, i più diffidenti a votare la sfiducia. Ieri, ad esempio, l'ex sottosegretario Menia è stato visto parlare a lungo con la Polidori. Una chiacchierata che sembra non aver portato i frutti sperati visto che, contattata telefonicamente, la deputata ha precisato che prenderà «una decisione assieme a tutto il partito subito dopo il discorso del 13 dicembre di Berlusconi». Stessa posizione ribadita da un altro moderato come il portavoce dei gruppi di Fli Silvano Moffa che precisa: «Non accetto quando si dice "chi non vota la sfiducia deve essere espulso", perché se queste sono le categorie, siamo molto lontani dalla concezione democratica del partito». Eppure Fini sembra non preoccuparsi della democrazia interna. Vuole a tutti i costi la testa di Berlusconi e per questo annuncia di voler presentare una mozione di sfiducia targata Fli-Udc della quale ieri Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini avrebbero parlato appartandosi a Montecitorio. Eppure resta viva la preoccupazione dei moderati soprattutto ora che anche la Consulta ha comunicato che rivelerà la propria decisione sul legittimo impedimento - inizialmente prevista proprio per il 14 dicembre - solo a gennaio. Un'ottima notizia per Berlusconi che resta convinto di ottenere la fiducia anche alla Camera. E se così non fosse? Il premier ha fatto sapere di non temere affatto il voto. Urne anticipate che invece sembrano terrorizzare Fini. Dopotutto come dargli torto: con il 5,4% non si fa molta strada.

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