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E la sinistra cavalca i file di Wikileaks

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UmbertoBossi è uno di quelli che dice le cose come stanno: «Mi sembra che gli americani lo abbiano accoltellato alle spalle», replica a chi gli chiede delle rivelazioni di Wikileaks che hanno coinvolto Silvio Berlusconi. «Lui si è battuto così tanto per l'America dopo l'11 settembre e non meritava un trattamento così», spiega. Il leader del Carroccio - come d'abitudine - va subito al sodo: «Anzi - aggiunge - in questo modo si mettono in allarme tutti i politici: quando parli con l'ambasciatore non sai mai cosa riporta, cosa dice». Il Senatùr, però, è l'unico - o quasi - a preoccuparsi per il presidente del Consiglio. L'opposizione ha deciso di cavalcare la fuga di notizie internazionale messa in atto da Wikileaks contro il Cav. Nessuno arriva a dire che se Julian Assange è riuscito a trafugare milioni di cablogrammi destinati al Dipartimento di Stato Usa è colpa di Berlusconi, ma tutt'a un tratto i rappresentanti della sinistra sono preoccupati per la sicurezza nazionale. E chi è il responsabile della sicurezza nazionale? Esatto, proprio il presidente del Consiglio. Il primo a intervenire, dall'alto della sua carica di presidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (l'ormai famoso Copasir) è Massimo D'Alema: «C'è una legge - spiega - che dice che il presidente del Consiglio deve riferire davanti al Copasir delle questioni riguardanti la sicurezza nazionale. Berlusconi - ricorda - è stato invitato quattro volte a venire a parlare di fronte al Comitato. Non ha mai neppure risposto. Lui non rispetta la legge. Bill Clinton dovette rispondere davanti al Senato degli Usa dei suoi comportamenti privati e venne interrogato in diretta televisiva». Dopo gli elenchi di Fazio e Saviano, l'elenco dei «comportamenti privati» del Cav. È questo che vuole D'Alema? Lui assicura di no: «I lavori del Copasir sono coperti da segreto - rimarca - e io non ho alcuna curiosità sulla vita privata del presidente del Consiglio, ma mi interessano gli aspetti legati alla sicurezza del nostro Paese». Sarà. Intanto il presidente del Copasir ne approfitta per vestire per un attimo i panni di leader dell'opposizione, per tornare al suo sarcasmo: «Io comunque - conclude - spero non ci siano più le condizioni affinché Berlusconi possa accettare il nostro invito, nel senso che spero se ne vada al più presto». È tutto il Pd a chiedere che il Cav riferisca al copasir: «Non entro nelle questioni delle rivelazioni di Wikileaks né nel merito di queste: non dovevamo aspettare questi file per convincerci del fatto che Berlusconi non sia uno statista», attacca Anna Finocchiaro, presidente dei senatori democratici. «Il Partito democratico - aggiunge - è convinto di una cosa e la sua posizione è chiarissima (è in effetti già questa è una notizia, ndr) e ribadita già più volte: il presidente del Consiglio ha il dovere di andare a riferire al Copasir. È un avvenimento del tutto fisiologico perché il presidente del Consiglio è responsabile dei servizi di sicurezza nazionali e della sicurezza nazionale e quindi è ovvio che deve aderire alla richiesta del Copasir. Il fatto - conclude Finocchiaro - che questa richiesta venga definita strana e addirittura provocatoria da parte del premier e della maggioranza è il segno dello scarso, direi assente, senso delle istituzioni di Berlusconi e del Pdl». Gianni De Magistris, responsabile giustizia e - per l'appunto - sicurezza dell'Idv non può certo lasciarsi scappare una simile occasione per attaccare il Cav. La motivazione è quella di sempre: Berlusconi ha violato la legge: «Il presidente del Consiglio deve recarsi al Copasir - spiega - perché c'è una legge che lo stabilisce. Deve farlo a prescindere dalle rivelazioni di Wikileaks, che rappresentano "solo" un ulteriore motivo a favore di questa sua audizione. Un'audizione - attacca De Magistris - che è diventata urgente da tempo, almeno da quando si è avuta notizia della facilità con cui è possibile accedere alle sue residenze private, alcune delle quali assimilate a residenze di Stato. Un variegato universo femminile - non estraneo per stessa ammissione delle dirette interessate alla pratica della prostituzione - ha infatti avuto accesso alle abitazioni del premier: circostanza che getta un'ombra inquietante sulle misure di sicurezza relative alla persona del presidente del Consiglio e sulla sua potenziale ricattabilità», attacca. Immancabili, si accodano i finiani. «A prescindere da Wikileaks, il presidente del Consiglio dal Copasir ci dovrebbe andare», afferma Benedetto Della Vedova. Il deputato di Fli ne approfitta per criticare il governo di cui fa parte: «Dissento da Frattini: non è un attacco al mondo. Wikileaks non aggiunge nulla: certifica solo che l'immagine dell'Italia all'estero è questa. Poi, come sempre, Berlusconi dice che va tutto bene e che non c'è nessun problema». Alla fine, Della Vedova si lascia andare a similitudini care alla sinistra: «Nessun altro presidente del Consiglio all'estero, in Francia o in Germania, resisterebbe cinque minuti». Parola di Della Vedova. Mica di Wikileaks. Na. Pie.

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