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La sfida di Fini: «Prima la legge elettorale poi le urne»

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Laprevisione è di Gianfranco Fini, che dopo giorni di silenzio si dice certo che l'attuale legge elettorale, assai peggiore di quella che fu definita in passato «legge truffa», sbarrerà la strada alle urne. Anche perché «se si votasse oggi il premier non avrebbe la fiducia alla Camera» ed il Cavaliere sbaglia a dire «fiducia o voto». «Come fa ad essere così sicuro? Decide il Capo dello stato e non altri, in base alla Costituzione», pianta paletti Fini. Ecco perché il leader di Fli – che ieri ha incontrato i «Magnifici cento» esponenti della società civile invitati per lui dall'amico avvocato e deputato Fli Giuseppe Consolo nel suo studio romano – chiede a Berlusconi di «ammettere che le cose non vanno, nonostante le buone cose fatte dal governo». Come la riforma dell'Università, «che Fli voterà». «Il governo cambi agenda – sprona Fini, rinsaldando l'asse con Casini – perché se persino una forza dell'opposizione come l'Udc dice che Berlusconi deve dimettersi e si deve fare punto e a capo per poi ripartire, questo non può essere considerato come una provocazione o un'offerta irricevibile». L'auspicio è quello che «il governo governi», possibilmente senza spazzare la polvere sotto il tappeto. «Berlusconi cambi l'agenda economica, faccia le riforme che sono come l'araba fenice – ribadisce Fini – E affronti il problema della sovranità e della legge elettorale». È proprio quello sulla legge elettorale uno dei passaggi più forti del discorso che il Presidente della Camera fa davanti a professionisti, artisti, uomini d'affari della Fondazione Consolo. «Nell'attuale legge c'è un premio di maggioranza che non risponde a una concezione propriamente democratica. Veniva definita legge truffa quella in cui se si aveva il 50,1 dei consensi si prendeva il premio di maggioranza. Oggi se un partito ha il 30%, un altro il 29% e un altro il 28%, chi ha il 30% prende il 55% dei seggi». Ed ecco che arriva l'affondo: «Forse questo è il motivo per cui Berlusconi pensa di andare a votare e invece il voto non ci sarà». O cambia la legge elettorale, o al voto non si va. Per il leader Fli «non ci sono traditori di qua o camerieri di là». Si tratta solo di assumere ciascuno la propria responsabilità, a partire dal premier. «Berlusconi dice che andare al voto sarebbe irresponsabile. Ed io condivido pienamente», afferma infatti Fini. Ma allora il governo riscriva la sua agenda, come hanno fatto tanti paesi dopo la crisi greca. E il premier accetti di farsi aiutare da tutte le forze responsabili, perché «non si può dire sempre e soltanto che la colpa è degli altri». «Che succederà il 13 sera lo sapremo solo allora - ribadisce ancora Fini prima di lasciare insieme ad Elisabetta Tulliani la riunione -. Può succedere tutto o nulla. Ma se si votasse oggi la fiducia, Berlusconi non avrebbe la maggioranza e non si andrebbe a votare».

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