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Fini chiede appoggio straniero

Gianfranco Fini incontra gli immigrati

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Le adesioni languono. Arrivare a quota centomila firme sotto il Manifesto per l'Italia entro gennaio per Futuro e Libertà si sta rivelando un'impresa molto più difficile del previsto. Così Gianfranco Fini ha pensato di allargare la sua platea di potenziali sostenitori facendo appello agli immigrati. Ovviamente quelli in regola con le legge. Dovranno essere loro, secondo il leader di Fli, a far «volare» il partito fino al traguardo che si è prefisso. Una strategia in linea con il nuovo pensiero del presidente della Camera, diventato negli ultimi tempi un sostenitore del voto agli stranieri. Trovandosi anche in questo caso già sulla stessa sponda del centrosinistra. L'appello del presidente della Camera è pubblicato direttamente su www.stranieriinitalia.it, un sito nel quale, attraverso due link, è anche possibile accedere alle pagine internet di Fli. «Il manifesto può essere firmato da immigrati regolari residenti in Italia – scrive Fini – È importante che lo firmino perché è una prova di condivisione di valori della destra italiana da parte di chi, in un futuro prossimo, sarà cittadino della nostra Nazione». Un richiamo, diretto, a un'altra battaglia di Gianfranco Fini, il diritto per gli stranieri nati nel nostro Paese ad avere la cittadinanza non più dopo dieci anni ma cinque. Un tema rilanciato già da tempo e che ha rappresentato uno dei primi terreni di scontro tra il presidente della Camera e il Pdl. E sul sito www.stranieriinitalia.it non sono mancati i commenti all'articolo del leader di Futuro e Libertà. Commenti che si sono trasformati proprio in un atto di accusa verso la politica del governo e in un attacco alle posizioni della Lega. «È dal 2003 – si legge – che Fini propone di portare gli immigrati alle urne per le amministrative e due giorni fa, durante una visita in Piemonte, ha chiesto di nuovo se "è così scandaloso dire che se c'è un egiziano che vive a Torino da 7-8 anni, lavora, paga le tasse e ha un domicilio può dare un contributo all'elezione del suo sindaco"». «Anche il concetto di patria e nazione è stato rivisitato da Fini con un occhio ai "nuovi italiani" che "amano la loro patria, che non è la terra dei loro padri" – prosegue il sito – In una recente intervista a Stranieri in Italia, parlando di seconde generazioni, Fini ha proposto di concedere la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati appena concludono un ciclo scolastico e senza che aspettino, come avviene oggi, i diciotto anni». «In generale – sottolinea il sito – l'immigrazione è anche uno dei temi sui quali si è consumata la rottura tra Fini e la maggioranza di centrodestra. Se già la scorso aprile, durante una burrascosa Direzione Nazionale del Pdl, il presidente della Camera denunciò un appiattimento del partito sulle posizioni leghiste, il 7 novembre, durante la convention di Fli a Bastia Umbra, ha detto che su questo tema "in Europa non c'è movimento politico così arretrato come mi sembra il Pdl, allevato alla peggior cultura leghista"». Considerazioni che comunque non turbano i «futuristi». «È un appello nel quale non vedo nulla di male – commenta Silvano Moffa – dobbiamo aprire a coloro che saranno i cittadini dell'Italia di domani». Maggior preoccupazione il deputato finiano sembra averla sul continuo scontro all'interno del Pdl e di Fli tra falchi e colombe: «I tatticismi esasperati rischiano di spezzare l'esile filo che ancora lega i cittadini alla politica – spiega – Si sta giocando con il fuoco mentre il paese attende segnali definitivi di stabilità e di rilancio della azione di Governo. È incredibile che, da un lato, si pensi solo ad acquisire qualche parlamentare in più per garantirsi la fiducia aritmetica, dall'altro, si vada avanti con "stop and go" in ogni fase in cui si profilano spiragli per una soluzione che faccia superare lo stallo. Se, come tutti sembrano ammettere, si ritiene che le elezioni anticipate siano un danno per il paese, e noi siamo tra questi, bisogna assumere una iniziativa politica chiara, inequivocabile e definitiva che segni una svolta nella determinazione della seconda fase della legislatura».  

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