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Dall'Unità alla legge elettorale è duello con Maroni

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Male distanze, espresse alla presentazione dell'ultimo libro del giornalista Rai, restano abissali: dall'Unità d'Italia alla legge elettorale fino ad arrivare a scenari più immediati. In caso di crisi di governo, il ministro dell'Interno vede «difficile» un allargamento della maggioranza all'Udc anche se ammette che, se Berlusconi volesse, la Lega non potrebbe opporsi. «Noi non facciamo il tappabuchi di nessuno, restiamo sereni all'opposizione», ribatte Casini. Difficile immaginare che, anni dopo, Lega e Udc possano tornare a essere alleati di governo. Basta ascoltare le prime parole, durante la presentazione del libro di Vespa, per capire che le strade sono ormai separate. Maroni affida ai posteri il commento se «l'unità di Italia fu una scelta utile» ma si compiace che, da quando c'è il Carroccio, «il dibattito politico sia maturato e oggi non è un attentato alla Costituzione parlare di forme diverse di Stato». Tesi diametralmente opposta quella di Casini per il quale in Italia c'è un odioso clima di separatismo» alimentato anche dal dibattito politico. La domanda delle domande, ovvero l'ingresso dell'Udc per rafforzare la maggioranza dopo il voto di fiducia del 14 dicembre, diventa un siparietto tra i due. Vespa chiede a Casini se l'Udc sarebbe disposto ad entrare nell'esecutivo se il governo incassasse la fiducia e Casini ironizza: «Prima deve chiedere l'autorizzazione alla Lega. Chiedi a Maroni, credo di no». Il ministro manda la palla in campo avverso: «Mi pare che Casini abbia una pregiudiziale sulla Lega, mi sembra difficile e poi noi siamo semplici e quindi chi vince le elezioni governa, chi perde sta all'opposizione».

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