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Fini prova l'inciucio con Casini e Rutelli

Il presidente della Camera Fini e il leader dell'Udc Casini

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Gianfranco Fini continua a tessere trame. Lavora alla sua strategia che prevede una nuova maggioranza con l'Udc e un lento lavoro ai fianchi di Berlusconi. Per costringerlo prima o poi a farsi da parte.  Ieri per il presidente della Camera è stata una giornata di incontri «pesanti», in attesa del colloquio di oggi con Umberto Bossi. Il primo a salire nello studio del presidente della Camera è stato il sottosegretario Gianni Letta. E con lui Fini avrebbe parlato proprio della possibilità di formare un nuovo esecutivo facendo entrare l'Udc. Con Berlusconi presidente del consiglio. Ma Gianfranco Fini si sarebbe anche sbilanciato proponendo la possibilità di un governo non più presieduto dal Cavaliere e quindi con una maggioranza allargata ad altri partiti. Ipotesi che Gianni Letta avrebbe però bocciato. Ma il progetto di Gianfranco Fini di arrivare a costringere Berlusconi a farsi da parte non si è fermato nonostante l'indisponibilità del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Così nel tardo pomeriggio ha incontrato sempre nel suo ufficio a Montecitorio Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli. E se con il primo l'appuntamento era fissato già da qualche giorno, la presenza del leader di Alleanza per l'Italia è stata una sorpresa.   Sul contenuto del colloquio i partecipanti non hanno voluto dire nulla ma al centro del vertice c'è stato sicuramente il progetto della maggioranza allargata. Non a Francesco Rutelli, il quale per il momento resta fuori da questa strategia. Ma l'ex sindaco di Roma potrebbe essere pronto a formare un nuovo esecutivo nel caso tornino a salire le «quotazioni» di un governo tecnico. Ieri Rutelli avrebbe infatti ribadito il suo impegno a seguire le parole di Napolitano, la necessità di garantire al Paese la governabilità in un momento di crisi economica. E in questo senso l'idea di Casini, Fini e del leader dell'Api, qualora si debba andare ad elezioni anticipate, potrebbe essere quella di dare vita a un nuovo polo dei moderati, capace di tenere in scacco entrambi gli schieramenti. Ma per avere questa possibilità è importante per Fini riuscire a cambiare la legge elettorale. Cosa che potrebbe riuscirgli sia formando un governo tecnico sia avendo come alleato in un eventuale Berlusconi bis proprio Pier Ferdinando Casini.   E i due, insieme, avrebbero anche la possibilità di mettere alle corde l'intesa tra Bossi e il Cavaliere. In questi giorni, proprio in vista di uno scenario di questo tipo, negli ambienti dell'Udc c'è un grande fermento. In via Due Macelli si cerca di capire quel potrebbe essere l'offerta del presidente del Consiglio, quali poltrone, quali posti potrebbero essere offerti per rimettere in piedi un nuovo esecutivo. Per il momento, per accelerare la crisi, Fini ha già dato ordine ai suoi di tenersi pronti a lasciare gli incarichi di governo entro questa settimana, al massimo entro lunedì. Non prima per un fatto di «cortesia» istituzionale visto che Berlusconi è da ieri al vertice del G20 a Seul e rientrerà in Italia proprio sabato. Ritirare la delegazione dei finiani e aprire di fatto una crisi senza il presidente del consiglio sarebbe uno «sgarbo» difficilmente giustificabile. Così, anche se a malincuore, da ieri nei ministeri di Roberto Menia, Adolfo Urso e Andrea Ronchi si stanno preparando gli scatoloni per il trasloco.

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