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A Pomigliano attacco a cinque punte

Stelle a cinque punte di colore rosso davanti allo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco

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I nostalgici della lotta armata risuscitano i simboli delle Brigate Rosse. Stelle a cinque punte sui muri della Fiat di Pomigliano. La prima è stata scoperta dagli uomini della vigilanza nei pressi del cancello numero 3 dello stabilimento. La stella era accompagnata dalla scritta «Aut». A poca distanza, sullo spartitraffico, è stata disegnata un'altra stella rossa a cinque punte. Dopo il referendum sulla nuova piattaforma e la spaccatura del sindacato, si sono moltiplicate le intimidazioni e le minacce contro la Fiat ma anche contro Cisl e Uil che avevano sottoscritto l'accordo. Non solo parole. Le sedi dei due sindacati e agli stessi rappresentanti come Bonanni hanno subìto attacchi diretti. Con fumogeni e lancio di uova. Ora ecco comparire la «Stella a cinque punte». Una firma non sottovalutata dagli investigatori che ritengono la minaccia riconducibile alla galassia «antagonista» che cavalca ormai ogni forma di protesta. Dalle fabbriche, alla scuola, alle protesta per i rifiuti nel napoletano e a quelle degli immigrati. Tentativi di far rinascere un movimento «rivoluzionario» come emerge dai blog e dai siti gestiti dai gruppi che si richiamano al marxismo. Il Coordinamento dei collettivi comunisti in un volantino, pieno di retorica «brigatara» concludeva rilanciando «l'unità dei comunisti e delle avanguardie operaie per la costruzione del nuovo partito della classe operaia per lottare per rovesciare il potere dei padroni e conquistare il potere operaio». Come negli Anni di piombo, critiche e attacchi anche alla Cgil. Così nel mirino è finita anche la neo segretaria Susanna Camusso: accusata di essere socialista dal Campo Antimperialista e «Il cavallo di Troia dalla Confindustria per piegare la Fiom». Molto realisti i dirigenti sindacali. «Purtroppo non è la prima volta e temo non sarà l'ultima»: così il leader della Uil, Luigi Angeletti, ha commentato la notizia di una stella a cinque punte disegnata su uno dei muri dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco. La Fiom ha stigmatizzato l'episodio di Pomigliano: «Gesti come questo hanno il solo effetto di danneggiare i lavoratori, le loro lotte e tutti coloro i quali ne condividono gli obiettivi», ha dichiarato il segretario nazionale della Fiom-Cgil, Giorgio Airaduo. Vecchi stereotipi che però rischiano, in una crisi di idee generalizzata, di alimentare un nuovo corso di violenza. Gli investigatori temono soprattutto la saldatura fa «vecchi leader» della lotta armata ormai in libertà e nuove leve. Resta il fatto che alcuni esponenti delle Nuove Brigate Rosse della cellula di Nadia Desdemona Lioce sono tuttora irreperibili. il pericolo di nostalgie della P38 sono drammaticamente reali e l'acuirsi delle tensioni sociali potrebbe essere utilizzato come un catalizzatore per gli estremisti. Del resto l'allarme «effervescenze interne» è stato più volte lanciato dal Capo della Polizia Antonio Manganelli. Il pericolo anarco insurrezionalista è sempre attuale. Del resto non è la prima volta che la firma e il logo Bierre compare nelle vicenda Fiat in questi ultimi anni. A Pomigliano minacce firmate Brigate Rosse comparvero nel 2007. Stelle a cinque punte comparvero sulle vetrine di alcune concessionarie Fiat di Napoli, anche lo scorso giugno, in occasione del referendum nello stabilimento di Pomigliano d'Arco sull'accordo tra Lingotto e sindacati. Ma nella vertenza tra lavoratori e Fiat, che nel 2009 sfociò nelle proteste dei lavoratori che chiedevano con forza una missione produttiva, si inserirono le nuove Br con un documento di solidarietà agli operai, letto nel corso di un processo in Corte d'Assise a Milano. I brigatisti scatenarono l'indignazione degli stessi lavoratori, che, immediatamente presero le distanze dai terroristi.

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