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La colomba Menia: Fini premier

Roberto Menia alla prima convention di Futuro e libertà

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Tra i «futuristi» è considerato una colomba. Prima di rilasciare dichiarazioni sulle strategie politiche di Fli pensa sempre che ci sia «qualcuno più titolato a farlo» eppure ieri il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia si è sfogato. Non gli è piaciuto l'esito dell'incontro tra Berlusconi e i vertici della Lega. Non gli è piaciuto sapere che Pdl e Lega hanno intenzione di continuare nella realizzazione del programma facendo finta che, nella maggioranza, dopo Perugia, nulla sia successo. E così eccolo tuonare: «Ci dimettiamo. La proposta di Fini era chiarissima e se la risposta è negativa la conseguenza sarà immediata: formalizzeremo le nostre dimissioni». Quindi fa bene Berlusconi a salire al Colle con i nomi di chi sostituire gli esponenti di Fli che usciranno dall'esecutivo? «Questa è una possibilità che si prospetta. Però, nello stesso tempo, dico che non esiste più la logica imperiale per cui è vietato commentare o dissentire da quanto dice il presidente del Consiglio. Berlusconi deve farsene una ragione. E per questo io sono disposto a rassegnare immediatamente le dimissioni da sottosegretario».   Intanto però alla Camera c'è chi aspetta al varco Fini come Di Pietro che ha annunciato di voler presentare una mozione di sfiducia a Berlusconi. Voi come vi comporterete?  «Ricordiamoci sempre che il messaggio lanciato a Perugia è molto chiaro: noi vogliamo rafforzare il centrodestra, non indebolirlo. Quindi a Di Pietro dico che io non sono al suo servizio. Chi pensa di essere questo piccolo imperatore? Perché dovrei fare io quello che non è in grado di fare lui assieme a Bersani?». Volete rafforzare il centrodestra. L'immagine che esce invece è che lo state indebolendo. «Non è vero. Guardiamo i fatti: la logica del predellino ha portato il centrodestra a perdere prima Casini e poi alla rottura con Fini. Per questo abbiamo suggerito a Berlusconi di dimettersi chiudendo così una fase e dando all'Italia la possibilità di aprirne una nuova più riformatrice». Una nuova fase? E chi la guiderebbe visto che Berlusconi dovrebbe farsi da parte, Bossi non sosterrebbe alcun governo senza l'attuale premier e che Casini ha definito «gossip» la proposta di Fini di entrare al governo? «Se Fini pensa di avere la forza e la capacità perché non potrebbe fare lui il premier? In due giorni abbiamo discusso più di quanto è riuscito a fare il Pdl in due anni». Però c'è chi dice che Fini non farà nulla fino al 14 dicembre, quando la Consulta si pronuncerà sul legittimo impedimento che, in caso di esito negativo, potrebbe portare alla condanna di Berlusconi con tanto di interdizione dai pubblici uffici.  «Ho letto parecchie riscostruzioni che sono spesso malevole verso Fini. Quest'ultima mi pare sia priva di senso politico. Certo è che non possiamo essere perennemente impiccati ai problemi giudiziari del premier». Se Berlusconi invece chiedesse la fiducia sulla Finanziaria? «Non vedo perché non dovremmo dargliela. Non facciamo confusione tra ipotesi di fiducia politica e una su un provvedimento di spesa necessario in un momento di crisi».   Lei che, con Moffa e Viespoli, rappresenta l'area moderata in Fli, non si sente prevaricato dalle posizioni dei cosiddetti «falchi»?  «Trovo che non ci sia nulla di sconvolgente se ci sono differenti posizioni in Fli. Finalmente si può discutere e confrontarsi, cosa che non era possibile dentro al Pdl. Per esempio io non sono d'accordo con chi in Fli vorrebbe andare immediatamente al voto perché dovremmo prendere più tempo per far capire al nostro elettorato il nostro progetto. Sono due visioni tattiche completamente diverse però, in termini strategici puntano ad uno stesso obbiettivo: un centrodestra diverso da quello di oggi».  

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