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La procura di Milano chiude, anche se per ora solo a parole, il capitolo «27 maggio» o «affido», cioè gli accertamenti su quanto fatto e disposto dalla Questura e dal pm dei minori, Annamaria Fiorillo, la notte in cui Ruby, al secolo Karima El Mahroug, ve

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«Lafase conclusiva della procedura di identificazione, fotosegnalazione e affidamento della minore - scandisce le parole Bruti Liberati - è stata operata correttamente». Parole che di sicuro «assolvono» l'operato di Giorgia Iafrate, il commissario capo della Questura, la persona che la notte del 27 maggio scorso gestì il «caso Ruby». Affido a Nicole Minetti compreso. Ora, se quell'affido fu concordato con il pm Fiorillo, ormai poco importa, almeno nell'ambito dell'indagine. Il commissario capo, interrogata per prima dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, ha detto e ripetuto di aver sempre informato il magistrato di ogni iniziativa. «Sono sempre stato convinto della correttezza del comportamento della Questura di Milano», ha dichiarato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. «Sulla base dei rapporti ricevuti, avevo già sostenuto questa posizione che oggi viene autorevolmente confermata dalla procura di Milano. Questo - ha concluso - sgombra il campo da tutte le illazioni e le accuse ingiuste fatte nei confronti dei poliziotti della questura milanese». Contento Niccolò Ghedini: «Le dichiarazioni del procuratore di Milano chiudono definitivamente ogni speculazione sulla vicenda della telefonata» afferma l'avvocato del premier. «Aveva ragione il Presidente Berlusconi ad affermare che si trattava di una tempesta di carta. In analogo modo - aggiunge Ghedini - terminerà anche la nuova vicenda assurda ed incredibile che proviene da Palermo». Intanto Ruby, intervista dopo intervista, è entrata nel ruolo della star. Sullo sfondo dei ricordi che la ragazza ha raccontato al settimanale Oggi c'è la grande simpatia per il premier Berlusconi. Prima di lanciarsi nel diario di quella nottata ad Arcore, che visse «quando ero incinta» Ruby dispensa consigli al premier: «La colpa di Silvio è quella di fare entrare in casa sua gente che non conosce. Lui è un'istituzione, dovrebbe comportarsi di conseguenza. Casini come Noemi e la D'Addario se li è cercati. Non può pretendere discrezione da gente sconosciuta». Discrezione, appunto. La narrazione di quel 14 febbraio ad Arcore è dettagliatissima. «Quella sera avevo un tailleur pantalone color crema - racconta Ruby, sempre molto attenta al proprio guardaroba - e i capelli raccolti a banana. Una volta dentro ci ha accolti lui. Mi ha detto che ero elegantissima e che ho le gambe lunghissime ma non abbiamo fatto sesso». «E c'era Emilio Fede - racconta ancora Ruby - Io ero seduta accanto a Silvio. E vicino c'era Apicella che suonava». Ruby ricorda anche che Berlusconi le cantò «Se tu non fossi tu», musiche e testo di Apicella. Davanti alle invitate, dice ancora la giovane marocchina, Berlusconi «prendeva in giro politici di sinistra, tipo Bersani» e fece anche vedere una statua con la sua faccia e il corpo di Superman». La ragazza si sentiva «Cenerentola con la prospettiva di tornare alla realtà e ai sacrifici di mezzanotte». Segue la discrezione del menu («mi aspettavo di mangiare meglio») e quella della collana di Damiani regalata dal premier «per San Valentino». Adesso Ruby penserà al suo libro. Ma non avrà già raccontato tutto?

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