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Bossi tende la mano: «Restino nel governo»

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«Possonorestare», sono le ladidarie parole del leader della Lega nord, Umberto Bossi, rispondendo alla domanda di un cronista che gli chiedeva se i finiani che hanno incarichi nell'esecutivo dovessero lasciare le loro poltrone. Comunque «deciderà Fini. Io decido per la Lega nord e Fini decide per i suoi». Il Senatùr sceglie quindi la linea morbida nei confronti dei «futuristi» e proprio nel giorno in cui Berlusconi dribla con una battuta la domanda sul suo rapporto con Fini («dell'umidità parliamo un'altra volta), Bossi lancia avvertimenti e consigli. Così, da una parte annuncia che a breve «ci saranno molti cambiamenti» invitando Berlusconi e Fini a parlarsi, e dall'altra suggerisce al premier di non presentarsi al Copasir: «Farebbe solo un favore a D'Alema che vuole farsi pubblicità». Eppure dietro tanta premura sembra esserci un interesse netto che qualche leghista ben informato spiega in questo modo: «La grande preoccupazione di Bossi è che questo governo finisca prima che una buona parte dei decreti attuativi sul federalismo venga votato dal Consiglio dei ministri. Allo stato attuale l'iter delle votazioni è rallentato. Una situazione che non piace a Bossi che ci ha detto di accelerare ponendo come termine ultimo, per concludere il federalismo il mese di dicembre». E in quest'ottica si spiega anche le dichiarazioni di alcuni leghisti: «Bossi ha detto che se si va avanti, si va avanti con il programma. Il buonsenso e la ragion di stato ce lo impongono», ha detto Massimo Garavaglia. E il presidente del Piemonte, Roberto Cota, aggiunge: «Spero che questo governo possa andare avanti perché ha lavorato bene». Mettendo poi in chiaro le cose: «Noi facciamo quello che dice Bossi e siamo contenti così». Ale. Ber.

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