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Un attacco che piace ai giudici di sinistra

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«Pensoche sia un bene per il Paese che non vengano approvate leggi finalizzate a intervenire su singole vicende giudiziarie e non a risolvere i problemi della giustizia», dice Giuseppe Cascini, esponente della corrente, ma anche segretario dell'Associazione nazionale magistrati, che rivendica proprio al sindacato delle toghe il merito di aver sinora bloccato «disegni governativi più o meno diretti a intervenire su singole vicende processuali», e «inaccettabili anche per gli effetti distruttivi sul sistema», come il ddl sul processo breve e quello sulle intercettazioni, grazie all'opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Giudica quello di Fini «un passo avanti molto importante» il consigliere del Csm Vittorio Borraccetti, che osserva: «L'esperienza che abbiamo avuto è stata quella di leggi ordinarie forzare per favorire le esigenze del presidente del Consiglio. Mi fa piacere che ci si è accorti che questo non va bene, anche perché gli effetti sul sistema sono dirompenti». Si tratta di «una buona notizia», per il procuratore aggiunto di Palermo Antonino Ingroia, che nota «l'attenzione nuova anche all'interno della maggioranza al principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e ad impedire che si amplino aree di impunità personale» e che al congresso di Md, rispolverando un'espressione «storica» dell'allora capo del pool di Mani Pulite Franceso Saverio Borrelli, invita i colleghi a «resistere alle minacce all'indipendenza e all'autonomia della magistratura e all'interpretazione della giurisdizione come tutela dei deboli». Il suo è uno degli interventi più appassionati in un congresso difficile, nella quale la corrente deve stabilire come risalire la china dopo due sconfitte elettorali pesanti al Csm. Una crisi che per Ingroia è figlia anche di una «scientifica opera di denigrazione» di Md che è stata segnata anche «da ripetuti interventi politici da parte di autorevoli esponenti, a cominciare dal presidente del consiglio» e che si inserisce «all'interno di un disegno lucido di assalto ai principi cardine della Costituzione».

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