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L'inno trash che andrà in hit parade

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Ruby, la ragazza marocchina al centro dell'ultimo polverone sollevato contro Silvio Berlusconi

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Per assonanza, siamo dalle parti dei primi hit dell'imberbe Gianni Morandi. Com'era lo scioglilingua di "Andavo a cento all'ora"? Ah, no, quello faceva "ciunga ciunga ciù, lalalalalala". Non ci siamo. E quella vecchissima, ambigua canzonetta rispolverata da Arbore? "Oh bongo bongo bongo, stare bene solo al Congo, non mi muovo no no, bingo bango bengo, molte scuse ma non vengo, io rimango qui". E già ci avviciniamo, soprattutto sostituendo qualche verso originale con quelli più pecorecci intonati dai ragazzetti coatti nati ai bordi di periferia. Se volessimo votarci al trash che più trash non si può, potremmo rinunciare all'affinità del calembour e affidarci al senso poetico del messaggio: nel '73 le indimenticate Figlie del Vento cantavano un successone demenziale come "Sugli sugli bane bane, tu miscugli le banane, le miscugli in salsa verde, chi le mangia nulla perde".   Ed è ancora vivo il ricordo per un capolavoro come "Hey ci stai, facciamo fichi-fichi insieme" firmato dal grande Gianni Drudi. La vicenda arcoriana può essere valutata in mille modi: oltre alle implicazioni etico-istituzionali ce n'è una che investe il costume nazionale. Nello spazio di un mattino la Banana Republic è diventata l'Italia del Bunga Bunga, e urge un inno "all'altezza". Non possiamo contentarci delle barzellette - che insistono su trenini erotici più subìti che desiderati, su sodomie multiple che potrebbero non bastare per salvarsi la pelle in un territorio ostile. Non possiamo aspettare l'uscita di un qualche cinepanettone con i comici che alludono alle mille variabili del Bunga Bunga con la bonazza di turno. Urge comporre una melodia e un testo che - compenetrandosi - colgano la complessità della questione. Magari con tanto di versione remix, o di strategia sanremese, dove lo scandaletto fa audience. Al limite preparare uno stornello da cantare sotto la finestra dell'amata. Dobbiamo sbrigarci, perché su YouTube è già pieno di brani dai titoli esplicitamente bungabunghesi: da un vecchio rap di Flavor Flav al punk dei Mummies che inquieta parlando di "morte" a causa di quella furiosa e inarrestabile attività erotica. A smanettare su internet ecco ignare starlette filippine che cinguettano bunghini esotici, e addirittura un misterioso sito asiatico di addobbi floreali, sempre con quel nome. Dai, ragazzi. È il tormentone dell'inverno, un affarone discografico sicuro. Il "Waka-waka" di Shakira ha stufato: arriva Ruby, la diva marocchina. È già pronto il lato B.  

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