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Difendere La Ginestra dalle mani degli incapaci

Il lancio di pietre, petardi e rudimentali bottiglie incendiarie da parte dei manifestanti all'indirizzo dei mezzi delle forze dell'Ordine schierati, a difesa delle strade di accesso alla discarica di

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Terzigno segna una svolta: è la prima volta che si vedono secessionisti del Sud. Straccioni, disorganizzati, non pianificati in un partito come fu la Lega Nord nella prima metà e soprattutto nella seconda metà degli anni Ottanta. È una secessione. Che nasce da una sfiducia nei confronti dello Stato. Soprattutto nelle sue emanazioni locali. Una sfiducia totale, smaccata, uno schiaffo in faccia che forse la politica, a Roma, farebbe bene a non sottovalutare declassandola a semplice protesta incivile. C'è qualcosa di più profondo, viscerale perché affonda nelle viscere delle terra. Lì dove si prepara l'esplosione che darà luogo all'eruzione del Vesuvio. La lava che sgorga e inonda questi terreni. L'incrocio tra fuoco, mare, cielo, terra. Già, la terra. Anzi, la Terra, con la T maiuscola. Non è un caso che qui sia particolarmente esplosiva, la Natura estremamente rigogliosa. Giacomo Leopardi quando venne e vi soggiornò ne rimase colpito al punto che il suo cuore gli dettò «La Ginestra». E non è un caso che, quasi due millenni prima, anche Plinio rimase rapito dallo straordinario incrocio naturale di questa terra tanto da trasformarlo in un irrefrenabile racconto per Tacito. Eh sì, i romani rimasero così inebriati da questa area che non ne furono mai sazi. Qui i frutti sono sempre stati prorompenti, eruttivi per effetto del terreno infiltrato di lava e dunque particolarmente ricco di potassio e altri sali. I pomodori Sanmarzano, i limoni delle costiere sorrentina e amalfitana, finanche le mozzarelle di Agerola e Pogerola base fondamentale per la "caprese". E quindi il vino, il Lacrima Christi, con una tradizione secolare. Persino la speculazione edilizia s'è posta un freno davanti a questi doni del Signore. I beni dell'agricoltura erano meravigliosi e non potevano essere minacciati dal cemento. Erano redditizi. Di fronte a tutto ciò le popolazioni di Terzigno due anni fa hanno accettato che venisse realizzata nel parco naturale del Vesuvio una discarica. Provvisoria. Ora si vuole preparare la seconda. Che lo Stato promette essere sicura. Ma nessuno ci crede più. La svolta è in questo questo. Nello Stato che da queste parti ha perso la faccia. La raccolta differenziata è a zero, non è stato realizzato un solo impianto di compostaggio, i controlli inesistenti. Ecco, i controlli. Che cosa ci finisce nelle discariche? Solo rifiuti urbani? O c'è chi ne approfitta (e questo è il motivo principale per cui la camorra vuole che si aprano gli impianti, non il contrario) e scarica di tutto di più? Due anni fa furono messi a controllare gli uomini dell'Esercito, sebbene non sia quello il loro lavoro. Oggi ci vanno quelli degli enti locali. La cui credibilità è pari a zero. Sotto zero. Per dirla tutta la camorra si presenta con la faccia dello Stato, lo Stato sembra la criminalità, lo stesso malaffare senza la stessa efficienza della criminalità. Certo, niente giustifica le sassaiole. Bruciare il Tricolore fa orrore. C'è chi si infiltra per fare casino, chi lavora allo sfascio. E non c'è che da augurarsi che la magistratura locale, piuttosto che passare il tempo ad ascoltare le telefonate tra giornalisti, assicuri alla giustizia i responsabili di tutto ciò. Arriva Bertolaso e bisognerà anche vedere quanto sia ancora credibile dopo le inchieste. Si vedrà affronterà l'emergenza e la risolverà. Dopo, il governo apra una riflessione seria. È evidente che l'esecutivo nazionale non si può preoccupare di andare a raccogliere i sacchetti della monnezza in giro per Napoli. Può prendere atto che la classe dirigente locale non è in grado di governare. Solo quella napoletana perché nel resto della Campania problemi non ce ne sono. Intanto se solo si esprimesse non a suoni gutturali ma in una lingua che assomigli all'italiano sarebbe già un bel passo in avanti. Ma non la salverebbe da quello che deve essere un commissariamento. Alla Regione, dopo sei mesi, c'è ancora chi sta studiando il problema. E quanto tempo ci vuole ancora? Commissariare, commissariare subito, via chi non è capace di prendere una decisione. E mandarci, come avrebbe scritto Leonardo Sciasca per altra zona del Sud, un altoatesino. E poi prevedere, come fu fatto all'inizio del governo Berlusconi, una legislazione straordinaria. Sarà una provocazione ma bisogna immaginare di sospendere alcune libertà costituzionali: invertendo, per esempio, per i camorristi la presunzione di innocenza in presunzione di colpevolezza.  

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