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Casini molla il Pd. Forse

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Pierferdinando Casini

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«La porta non è né aperta, né chiusa». Basterebbe questa frase, pronunciata da Pier Ferdinando Casini in risposta alle polemiche scatenate dalla sua intervista sul Corriere della Sera, per capire la strategia politica dell'Udc. Dopo l'abbraccio tra Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola, la possibilità di un'alleanza tra Pd e centristi sembrava allontanarsi. Lo stesso Casini, nella sua intervista di ieri, parlando della manifestazione della Fiom avverte: «Se l'idea dell'opposizione è quella di creare un'alternativa partendo da piazza San Giovanni, allora siamo fritti. L'Udc non si allea con il Pd se queste sono le loro posizioni. Ricordo ai democratici che su questi temi si sfaldò il centrosinistra che vinse nel '96. Noi ci poniamo l'obiettivo di mettere assieme le persone serie e di fare riflessioni profonde anche sull'evoluzione del movimento sindacale». Tutto finito? Neanche per sogno. Il leader dell'Udc si limita a riconsegnare il cerino nelle mani di Bersani: se l'ipotesi di allearsi deve tramontare sia il segretario del Pd a deciderlo. Tanto che gli ex centristi Calogero Mannino e Saverio Romano, oggi esponenti dei Popolari per l'Italia di domani, non hanno dubbi: «Casini affida ancora una volta la sua prospettiva politica a Bersani». Anche se forse la strategia è leggermente diversa. Pier sa che in questo momento entrambi i poli guardano con interesse al centro. E quindi alza il livello della trattativa. Non a caso le parole pronunciate al Corriere della Sera scatenano reazioni assolutamente bipartisan. Il Pdl coglie la palla al balzo per sottolineare l'incompatibilità tra sinistra e Udc. «Ferma restando l'attuale alleanza di governo uscita dalla urne - commenta Isabella Bertolini -, penso sia necessario avviare una riflessione e un percorso affinché, in prospettiva, gli amici dell'Udc siano parte integrante di un'alleanza con il Popolo della libertà». E il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto rincara la dose: «Bersani non può pensare di riuscire a mettere insieme pezzi di orientamento diverso talora opposto, da Vendola a Di Pietro fino a Casini». Infatti sia Tonino che Nichi si lanciano all'attacco del leader centrista. «Basta con la politica dei due forni, bisogna rispettare il bipolarismo - attacca l'ex pm -. Per noi c'è l'impossibilità strutturale di dialogare con chi vuole costruire un terzo polo, in particolare come l'Udc che ne fa la propria ragion d'essere». Netto anche il giudizio del governatore pugliese che, pur ribadendo «amicizia» e «rispetto» nei confronti dell'Udc e Casini, crede che il leader centrista rischi di «convocare alleanze o coalizioni astratte, metafisiche». Il messaggio, insomma, è chiaro: Idv e Sel non resteranno a guardare mentre il Pd li scarica e viaggia verso il centro. Così l'unico che può sbrogliare la matassa diventa il segretario democratico che, intervistato dal Tg3, risponde: «Senza il progetto del Pd, le donne, gli uomini, i numeri del Pd le alternative a Berlusconi non si fanno. Ognuno si prenda le sue responsabilità». E se l'obiettivo di Casini è fare "campagna acquisti" tra le file dei Democratici cercando di conquistare, magari, il vicesegretario Enrico Letta, sappia che «è più facile prendere Messi». Sicuro?

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