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Lo sgambetto a Berlusconi è quasi pronto

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Ecosì, proprio nel momento in cui il presidente del Consiglio ieri annunciava di voler arrivare in tempi rapidi a completare l'iter del lodo Alfano, a Palazzo Montecitorio qualcuno stava già studiando la strategia migliore per mettergli i bastoni tra le ruote. Un piano messo in atto dal deputato dell'Udc Pierluigi Mantini che, passeggiando tra divanetti del Transatlantico e la buvette non ha perso occasione per coinvolgere nel suo piano più di qualche deputato del centrodestra. In particolare quelli più vicini al presidente della Camera, Gianfranco Fini, che, tartassati dalle contestazioni sul web per aver dato il consenso alla retroattività del lodo Alfano, si sono dimostrati ben disponibili ad ascoltare la proposta del collega centrista il quale, senza troppi giri di parole, andava dritto alla questione: «L'Udc alla Camera proporrà un emendamento sulla non reiterabilità del Lodo Alfano. Se il centrodestra lo vota, garantisco che il partito sosterrà lo "scudo" così modificato in tutte le sue sedi anche nel caso in cui si arrivasse a referendum». In altre parole, se l'emendamento Mantini trovasse il parere favorevole della maggioranza dei deputati, accadrebbe che, come spiega in seguito il parlamentare a Il Tempo «si arriverebbe alla sospensione dei processi delle alte cariche per l'attuale mandato ma non anche per il futuro, in coerenza con la sentenza della Corte Costituzionale del 2004». Una condizione che avrebbe suscitato l'interesse di più di qualche deputato dato che, andando ancora di più nel concreto della questione, nel caso in cui Berlusconi decidesse di ricandidarsi o a palazzo Chigi oppure al Quirinale, potrebbe farlo senza però determinare una sospensione sine die ai processi. Una situazione che lo stesso Mantini non ha problemi a definire come «un salvacondotto inaccettabile, uno squilibrio in danno delle esigenze di giustizia». Lo scherzetto a Berlusconi sembrerebbe quindi pronto per essere consegnato anche se, per diventare veramente parte integrante del testo del lodo Alfano dovrebbe comunque ottenere il voto della maggioranza dei deputati. Una condizione che non è da escludere a priori. Infatti proprio Mantini, che nel luglio del 2008 sedeva nei banchi del Pd, ottenne il via libera, con il voto quasi unanime di tutta la Camera (votò contro solo l'Idv), ad un emendamento che conteneva la stessa proposta. E infatti proprio alle 18,21 del 10 luglio le agenzie di stampa battevano questa notizia: «L'aula di Montecitorio ha approvato l'emendamento del Pd su cui il governo aveva dato parere favorevole. L'emendamento, l'unico del Pd approvato tra gli oltre 280 presentati, è stato presentato da Pierluigi Mantini. La norma prevede che la sospensione dei processi non si applichi nel caso di successiva investitura in altra delle cariche o delle funzioni: è una puntualizzazione della non reiterabilità. Per esempio la norma non si applicherebbe nel caso in cui Berlusconi dovesse diventare presidente della Repubblica. L'Idv ha votato contro». Ed è Mantini a commentare oggi quella tessa notizia: «Quello fu un successo. E da quel punto si dovrebbe ripartire».

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