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Lui la televisione non la guarda, ma il sociologo, segretario generale del Censis, è convinto «che la politica faccia bene a preoccuparsi.

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Anchese, aggiunge: «La verità è che il rapporto tra pubblico e televisione sta diventando bidirezionale. Non è ancora quello che una volta si chiamava lo "spirito critico", ma almeno la decodificazione del messaggio comincia ad entrare nella testa degli italiani. Quindi è inutile possedere 25 canali televisivi se poi chi li guarda decodifica il messaggio e molto spesso fa zapping e guarda da un'altra parte. La crescente capacità di decodificare il messaggio che riduce ogni giorno di più il peso politico della televisione. Questo non vuol dire che non ci sia più. Anche se la sensazione è che più gente si occupa di televisione in questa forma, più la gente lo considera un teatrino e preferisce il quiz televisivo piuttosto». C'è paura della tv? «Non è il mezzo che incute paura, ma la capacità di usarlo più o meno spregiudicatamente».

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