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E ora la casa del Gf sembra il Palazzo

Alessia Marcuzzi

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Parliamone seriamente: che differenza c'è tra il Palazzo e la Casa? Poca, a ben guardare. E non si tratta di un distinguo architettonico o catastale, di una diversa destinazione d'uso o di prezzi distinti al metro quadro. No, qui siamo di fronte a un'affinità profonda ma impalpabile, a un'adiacenza simbolica nel kulturmarket nazionale. Il Palazzo della politica e la Casa del Grande Fratello, due spassosi reality interscambiabili nelle dinamiche e persino negli inquilini. Infatti, chi entrerà lunedì prossimo nel maxiappartamento di Cinecittà? Un Cavaliere. Chi? No, non Lui. Che peraltro è reduce da un'operazione alla mano, e a stringere quelle degli altri concorrenti - sopratutto alle immancabili sventolone - comprometterebbe la convalescenza. No, questo signore è un Cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta, uno che (giurano dallo staff della Marcuzzi) difenderà i "sani principi" e i "vincoli familiari". Un leader morale, insomma, un faro per gli altri coscritti. E poi? L'altra novità è che uno dei partecipanti verrà scelto attraverso il web, con quella che si spera essere una (trasparente) scelta democratica: come quella delle primarie del Pd. In testa per ora c'è Raffaele, un 39enne napoletano che vive «con un Sanbernardo di nome Bernardo», e anche qui ci siamo, la fantasia al potere è la stessa di quelli del centrosinistra. Ma è la vita (pubblica) che imita l'arte o viceversa? Come facciamo a orientarci in questa topografia pop senza avvertire le vertigini? Ne saremo sopraffatti, questo è certo. Analizzeremo con avidità le inquadrature della cucina, sperando che i mobili componibili non siano quelli di un certo modello di un tal marca comprati nel negozio così e cosà e trasportati a Montecarlo. Non siamo psicologicamente pronti per un evento del genere. E quando udremo una delle vamp con il trucco sciolto dalle lacrime sussurrare al confessionale una frase come «hanno messo in giro questa voce solo per seminare zizzania» non potremo non pensare alla Santanchè e alle sue puntualizzazioni sul coordinamento del Pdl: ci parrà di intravvedere La Russa, Bondi e Verdini mentre complottano contro Daniela spaparanzati sul sofà, parlando a bassissima voce per non essere intercettati. Anzi, magari da lì proporranno al Gf una legge perché certe registrazioni non vengano diffuse, in nome della privacy. Allucinazioni, forse. Ma quando un altro dei «ragazzi» urlerà «qui dobbiamo rimboccarci le maniche» brandendo minacciosamente il Mocio, riecheggerà nelle nostre orecchie l'immortale proclama di Bersani. E cosa accadrà quando uno del Nord si troverà a stilare la lista della spesa con uno della Capitale? Opteranno per il succulento mix tra coda alla vaccinara e polenta o incroceranno le forchette in nome di una mai risolta diffidenza? Peggio andrà quando un simil-Buttiglione tuonerà contro un Di Pietro taroccato: «Mai con quelli come lui!», rinnovando le strategie dei clan in contrasto per evitare l'uscita dal programma. Il Grande Fratello ripartirà lunedì e andrà avanti per mesi, in perfetto parallelo con il rischio di elezioni. E quando ci ritroveremo intronati dallo zapping a tarda sera, non ci sembrerà strano scorgere i faccioni dei nostri leader riuniti nella schermata delle nomination. «Chi vuoi che esca? Silvio o Gianfranco? Manda un sms», eccetera. Per poi vedere l'escluso intervistato da Vespa - pardon da Alessia - mentre rivela che «lì dentro non mi volevano più», però appena fuori guarda quanti fans e che tripudio di palloncini, perché «gli italiani mi vogliono bene», e dopo che stai costretto tanto tempo con una compagnia ostile devi sfogarti, ricaricare l'autostima, magari fondare un partituccio. A l Grande Fratello - quello di Canale 5 - stanno mettendo a punto un cast assortito, con dentro una bella barista marocchina, una lesbica, il figlio di un hippy, una ragazza abbandonata dai genitori, un ex seminarista sosia di Keanu Reeves e via banalizzando l'allegra società del Belpaese. Il problema degli autori è che non possono far giocare le «Calippo girls», le magnifiche coatte della spiaggia, e solo perché minorenni. Costernazione, scorno, rabbia. Si potrebbe pensare a un emendamento, se solo Montecitorio non fosse sempre deserta. C'è più gente nella Casa. Mai dire Grande Politica.

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