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Nel Pdl voglia di tornare a Forza Italia

Silvio Berlusconi

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La tentazione c'è ed è una sorta di rovello che Berlusconi ha in testa da diversi giorni: dare una rinfrescata al partito, presentarlo sotto una veste nuova per dare l'idea del taglio netto con i finiani e marcare la distanza da Futuro e Libertà. Il tam tam è già iniziato all'interno del Pdl da quando il premier si è lasciato sfuggire che «il partito così non va». Un rimbrotto amplificato dalle voci arrivate al forum «Spazio azzurro» di quanti chiedono un cambio di marcia rispetto all'attuale dirigenza. Il portavoce Paolo Bonaiuti, in una precisazione che sa di rito, ieri ha detto che «non c'è stata nessuna strigliata di Berlusconi al partito e ai coordinatori» e che si tratta solo di congetture giornalistiche. Poi ha spiegato che è in corso l'organizzazione dei team dei promotori, «una novità, che dovrebbero raccogliersi in 61.000 sezioni sul territorio e aumentare l'interesse delle persone nei confronti della politica, traducendo le istanze dei cittadini in programmi e ovviamente in voti». Ma questo non basta, ci vuole di più per dare l'idea di un cambio di marcia. E questo Berlusconi lo sa. Sia chiaro, niente di traumatico e di rivoluzionario. A rischio, in sostanza, non ci sarebbero le poltrone dei tre coordinatori che resterebbero ai loro posti.   Cambierebbe invece la mission del Pdl. Come? Questo il ragionamento che viene fatto dentro il partito: il Pdl dopo l'uscita dei finiani ha in definitiva perso il ruolo di stanza di compensazione tra le due anime, An e FI. Quindi venuto meno l'obiettivo di «mettere insieme» il Pdl non può che recuperare quello di macchina per allargare i consensi. A questo scopo sarebbero funzionali i team della Libertà. In vista potrebbe pure esserci, fanno sapere alcuni esponenti del Pdl, la modifica dello Statuto. Berlusconi è stato sempre convinto che il partito, nel senso classico del termine, serve quando si è all'opposizione. Quando si è maggioranza è invece il governo che tiene in mano le redini. Così possono pure farsi i congressi locali per l'elezione dei coordinatori territoriali ma questo non avrebbe nulla a che vedere con la discussione della linea politica. Quasi certo che i coordinatori restino al loro posto (questo sembra essere l'orientamento di Berlusconi). Un cambiamento allora verrebbe dalla creazione di una figura-immagine. Ovvero un portavoce del partito, sicuramente donna. Circola il nome del ministro Mara Carfagna. Se quindi venissero confermate queste indiscrezioni si tornerebbe a Forza Italia, cioè al partito macina voti in mano al presidente Berlusconi. E ieri il premier, che continuerà in Sardegna la convalescenza dopo l'intervento chirurgico alla mano, ha inviato un messaggio per la commemorazione di Cossiga in Senato, nel quale ha ribadito che «la Costituzione può essere modificata, adattata ai tempi e a un ammodernamento dello Stato» come aveva indicato lo stesso Cossiga. Poi ha sottolineato: «Sono sceso in campo per difendere la libertà da forze illiberali». E in serata intervenendo telefonicamente a «Vite straordinarie», in onda su Rete 4, e dedicata al direttore del Tg4 Emilio Fede, ha ironizzato: «Come me Emilio ama l'Italia e non vuole vederla governata dagli eredi del comunismo, per questo è stato mio sostenitore nella battaglia combattuta prima da imprenditore e poi da politico. La sinistra è sempre la stessa, aggredisce gli avversari e li insulta». Poi un consiglio: «Emilio lavora un pò meno», lascia un pò più di spazio ai giovani, perché «di vecchi ancora attivi ne basta uno e sono io».

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