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I desocializzati dell'Apocalisse

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Certo,da sempre si parla di «crisi dei valori» e di «secolarizzazione», ma oggi dobbiamo cambiare marcia. Siamo al fondo nero del barile. Ben oltre l'innalzarsi storico della crisi dei valori e della secolarizzazione. Questa è una terra di nessuno. Roma è il teatro dell'ultima violenza per futili motivi, come si dice nel gergo tecnico. Stavolta a terra è finita, colpita da un violento pugno che l'ha mandata in coma, un'infermiera romena di 32 anni. L'aggressore ne aveva venti, ma ciò non ha importanza. Le età sono interscambiabili. La cronaca di questi giorni ci ha mostrato una bestia anziana che ha ammazzato una nipote oltraggiando il suo cadavere. La Puglia come Roma, la provincia come la metropoli: il lessico della violenza appesa al filo del quotidiano si declina dappertutto. Se in quest'ultimo caso, siamo nella stazione della metro di Anagnina - e vattelappesca cosa mai sarà successo per scatenare una reazione di questo tipo -, cambiando regione e metropoli, a Milano, c'è un tassista in coma dopo aver investito un cane. Il fidanzato della padrona l'ha ammazzato di botte. Per un cane! E dopo che il tassista, correttamente, si era fermato: non ci sono limiti quando l'ombelico diventa il centro del mondo. È la stessa subcultura dei diritti soggettivi ad ogni costo che crea quel moto di reattitività assurda e fuori dalle righe ogniqualvolta si tocchi un pezzo della propria cintura di sicurezza. La sicurezza si allea con la violenza, e a farne le spese sono i più deboli. La donna in coma ha dovuto subire un duplice oltraggio: oltre alla violenza gratuita, anche l'indifferenza dei passanti. Nessuno si è fermato, neanche alcune suore che l'hanno incrociata, a terra, priva di sensi. Sul sito www.iltempo.it c'è il video dei Carabinieri che riprende tutto e siamo sulla scena di un film iper-reale, la produzione filmica con sceneggiature à la carte, senza più interruzione. Si dice: un film già visto. E poi si chiudono gli occhi o si passa accanto. Era già accaduto a Roma, sulla metro, il 29 luglio 2009, una donna di 38 anni picchiata da un'altra donna di 45, dalla stazione Barberini a Lepanto. Quattro fermate di schiaffi e pugni, più o meno dieci minuti di calvario. Metro piena, come sempre, nessuno si è mosso. «Che me frega?», la sento circolare da troppo tempo, questa domanda da autistico desocializzato. Fateci caso: fa il paio con quell'altra, antica: «A frà, che te serve?». Era già tutto scritto nella Bibbia. Ecco la domanda di Caino, assassino di suo fratello Abele, scoperto da Dio: «Sono forse custode di mio fratello?». Risposta: sì. Se rispondiamo di no, prepariamoci ad un'apocalisse al dì. Tra le lamiere della metro e nelle case dei nuovi lupi della steppa.

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