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La versione di Arpisella Fini come la D'Addario

Patrizia D'Addario

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Un famoso slogan dell'epoca fascista metteva in guardia i cittadini: «Taci, il nemico ti ascolta». Sarebbe il caso di riproporlo. Perché nell'era delle intercettazioni telefoniche il nemico non solo ascolta, ma pubblica. Così la conversazione diventa accessibile a tutti e nascono dubbi, domande. È quello che succede in questi giorni con le telefonate tra il vicedirettore del Giornale Nicola Porro e Rinaldo Arpisella, il portavoce del presidente di Confidustria Emma Marcegaglia. Il Fatto Quotidiano ha messo le registrazioni audio sul proprio sito. Quattro file che fotografano la vicenda. Nel primo Porro chiama Arpisella e gli parla (secondo i pm di Napoli lo minaccia ndr) di un dossier che il quotidiano starebbe preparando su Marcegaglia. Arpisella, preoccupato, chiama Mauro Crippa, responsabile relazioni interne di Mediaset, che gli consiglia di rivolgersi a Fedele Confalonieri.   Nella terza telefonata è Giancarlo Coccia, direttore organizzazione e sviluppo associativo di Confindustria, a informare il portavoce che «Lui (Confalonieri ndr) ha chiamato Emma ed è tutto a posto». Rientrato l'allarme Arpisella chiama Porro ed è forse il dialogo più interessante. Anzitutto sorge spontanea una domanda: perché il telefono del portavoce del presidente di Confindustria viene intercettato? Di certo, vista la serietà con cui i magistrati hanno valutato le parole del vicedirettore del Giornale, stupisce che alcune dichiarazioni di Arpisella siano passate sotto assoluto silenzio. Già, perché nell'ultima conversazione intercettata, la più lunga delle quattro (12 minuti e 51 secondi), il portavoce della Marcegaglia descrive uno scenario degno di un film di spionaggio. Tanto da lasciarsi sfuggire una frase che spalanca la porta a enormi interrogativi. Succede quando la telefonata si avvia verso la sua conclusione. Porro non capisce il ragionamento del suo interlocutore («Non so cosa tu voglia dire») e Arpisella lo sorprende con una domanda: «Secondo te chi c'è dietro Fini?» Il vicedirettore del Giornale ammette serafico: «Chi c'è dietro Fini tu lo sai? Io no». E il portavoce di Emma, quasi si trattasse di qualcosa di lapalissiano, risponde: «Ci son quelli che c'erano dietro la D'Addario, dai su!» Porro resta sul vago: «Non lo so. Comunque ci vediamo e ne parliamo». E la conversazione finisce. Ora vale la pena fare qualche considerazione. Porro e Arpisella si conoscono da anni (la cosa emerge più volte nel corso del dialogo). I magistrati ci dicono che non si tratta di una telefonata di «cazzeggio» e comunque il portavoce di Emma chiama anche per lamentarsi di un indiscreto pubblicato dal quotidiano («Sono molto incazzati con voi» sottolinea). Quindi c'è da pensare che ogni parola sia pronunciata con cognizione di causa. Se quindi, secondo Arpisella, dietro Fini ci sono gli stessi della D'Addario, la domanda è ineludibile: chi sono? Il collaboratore del presidente di Confindustria è a conoscenza di cose che nessuno sa? Come le ha apprese? Nelle stanze di viale dell'Astronomia o attraverso confidenze private? Tra l'altro non si tratta dell'unico «passaggio oscuro» del dialogo. L'addetto stampa di Marcegaglia infatti, fa più volte riferimento a delle «sovrastrutture» che, non si capisce bene come, governerebbero certi meccanismi. «Non sai alcune cose - rimprovera a Porro -...Purtroppo voi siete relegati lì in via Giovanni Negri senza comprendere e capire che non esiste solo la politica di Fini, la politica Casini, Fini, Granata o non Granata, eccetera, eccetera. Ma che ci sono sovrastrutture che passano sopra la mia testa, la tua testa e anche quella di un tale Feltri. Sono sovrastrutture che ci pisciano in testa. Non ci considerano neanche». E ancora: «Non riesco a capire questo atteggiamento, anche perché non ne comprendo la logica strategica...qual è la logica strategica? Spiegamela». «Bè - risponde il vicedirettore -. Rompere i coglioni a tutti quelli che gli danno veramente una mano al Boss». «Ma tu non sai che cazzo c'è altro in giro - attacca Arpisella -. Secondo me, scusami eh, ma ti parlo da amico cioè è un'ottica corta..no è...allora il cerchio sovrastrutturale va oltre me, va oltre Feltri, va oltre Berlusconi, ci sono logiche che non riguardano il Fini, il Casini, il Buttiglione, questo e quell'altro. Sono altri, miei cari». Sovrastrutture, misteriosi burattinai. Forse i pm, oltre a perquisire le sedi dei quotidiani, dovrebbero fare qualche domanda all'informatissimo Arpisella.  

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