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Spunta Valentino per gestire i beni di An

Franco Pontone

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La novità è che si parlano. Gli ex An hanno ripreso a rivolgersi la parola. Parlano. Dopo un'estate in cui se le sono dette in trutti i colori. Parlano e, udite udite, trattano. Si confrontano. Materia del contendere è il patrimonio del partito di via della Scrofa. Mercoledì prossimo i garanti dell'ex partito (se fosse una società parleremmo di assemblea dei soci) si rivedranno per discutere delle dimissioni da presidente del comitato di gestione (in pratica il cda) di Franco Pontone. L'ex tesoriere, l'uomo che vendette la casa di Montecarlo su ordine di Fini, potrebbe restare solo se avesse una serie di garanzie. Come il riconoscimento della sua buona amministrazione, tanto per cominciare. Si vedrà, nel frattempo i garanti di An (divisi sostanzialmente tra berlusconiani e finiani sebbene i primi abbiamo la maggioranza mentre il cda è a maggioranza dei secondi) non vogliono farsi trovare impreparati e stanno studiando una soluzione alternativa che metta tutti d'accordo. Ecco, basterebbe già soltanto questo elemento per rendersi conto che si è di fronte a un voltare pagina. A che cosa si approderà? In un primo momento l'ipotesi era quella di procedere a una soluzione di forza, ovvero di sostitituire Pontone con il larussiano Antonio Caruso. Il quale è colui che gestì il caso Montecarlo nella parte iniziale fino a quando presentò una proposta d'acquisto che venne scartata. Sarebbe un'ipotesi di rottura visto che i due, Pontone e Caruso, hanno anche portato ai magistrati due versioni differenti sull'affaire. Sarebbe stata una dichiarazione di guerra. Che invece nelle ultime ore sembra essere stata accantonata e si lavora a una soluzione di mediazione. E la scelta ricadrebbe su Peppino Valentino, avvocato di grido del partito, molto amico di Pinuccio Tatarella e pertanto legato anche a Italo Bocchino. Valentino è vicino a Gasparri e La Russa ma è anche uno che non farebbe mai nulla contro Fini. Per questo il presidente della Camera potrebbe accettarlo. Se si trovasse un'intesa sarebbe comunque un primo passo per affrontare il capitolo più complicato del patrimonio vero e proprio.   Per il momento tutti i beni del partito sono stati conferiti a un'associazione che ha lo scopo di costituire una fondazione che onori la memoria della destra. L'associazione ha nella disponibilità il simbolo di An, le sedi, i beni immobili (per quasi 400 milioni di euro) e cash quasi 80 milioni). I finiani vorrebbero arrivare a un'intesa fifty-fifty in modo da avere a disposizione un po' di soldi per costituire il nuovo partito che giusto domani muoverà i primi passi e ha bisogno della linfa vitale dei soldi per gettare le basi. Ma invece i berlusconiani non sono d'accordo con le proporzioni e gli uomini dell'ex leader di An hanno presentato una sorta di lettera in cui si minaccia di fatti una richiesta di commissariamento. Che tutti vorrebbero evitare.

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