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Berlusconi: "Finiani con noi"

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Aspettiamo. Aspettiamo e vediamo. Aspettiamo e vediamo che succede. Silvio Berlusconi continua a ripeterlo anche a chi l'ha sentito ad Arcore dove è rimasto nella giornata di ieri. Wait and see, aspettiamo e vediamo, come si conviene alle tattiche militari. Il premier attende di vedere che cosa sta accadendo e che cosa accadrà nel campo finiano. Di una cosa è certo: il video dell'altra sera con il quale il presidente della Camera ha ammesso la sua ingenuità nell'affaire Montecarlo è un colpo mortale alla sua credibilità. È difficile, è il ragionamento che viene fatto da più uomini vicini al premier, che si possa restare in una formazione politica in cui il leader appare dimezzato, in balìa del suo clan familiare. Dice un berlusconiano doc: «Prima del video Giancarlo Tulliani era il cognato di Gianfranco Fini. Dopo il filmato Fini è il cognato di Tulliani». Dunque, in questo quadro, sembra assai improbabile che il Cavaliere possa riaprire una sorta di trattativa con il leader di Futuro e Libertà. Berlusconi anzi si attende che alcuni dei finiani decidano di tornare sui loro passi e rientrino nel Pdl. Non a caso i due capigruppo usano toni soft sul caso Montecarlo. Fabrizio Cicchitto sottolinea la «parziale autocritica» fatta da Fini, mentre Maurizio Gasparri si limita a rimarcare come «alcune ammissioni potevano essere fatte prima». Ma entrambi raccolgono l'invito del presidente della Camera a porre fine al gioco al massacro e a ricominciare il confronto. Frasi che tendono a rendere meno incendiario il clima e a favorire la scelta che qualcuno ingrani la retromarcia senza apparire un traditore. I segnali in questo senso si sono moltiplicati nelle ultime ore. Il che non significa che già nei prossimi giorni ci possa essere qualche nuova ri-adesione al Pdl ma che certamente se ne stanno creando le condizioni. E Berlusconi lavorerà proprio in questa direzione. Un segnale inequivocabile arriverà dal discorso che dopodomani pronuncerà alla Camera. «Sarà un discorso a cui sarà difficile dire di no», spiega un uomo molto vicino al premier. Più esplicito il portavoce del capo del governo, Paolo Bonaiuti, che al Tg1 spiega: «Volerà alto, al di sopra delle polemiche. Sarà un discorso molto concreto - afferma Bonaiuti - che indicherà le riforme che gli italiani si aspettano per i prossimi tre anni». Rilancerà l'azione del governo e non sarà rivolto solo alla maggioranza. Ma al Parlamento intero. Per esempio ci sarà un chiaro riferimento alla riforma fiscale a favore delle famiglie, con nuovi aiuti e incentivi che andranno nella direzione del quoziente familiare. Oltre a essere un obiettivo fissato nel programma di governo che il Pdl presentò nel 2008 è anche la bandiera dell'Udc al punto che Casini si è già dichiarato pronto a votare provvedimenti che contengano atti che vadano incontro alle famiglie. E anche sulla giustizia Berlusconi non sembra intenzionato a forzare la mano, proporrà interventi di ampio respiro e non si dovrebbe soffermare su singoli provvedimenti. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, parlando alla festa del Pdl a Milano, ha spiegato come l'obiettivo è la riforma della giustizia. Quindi è entrato appena nel merito: separazione delle carriere di giudici e pm, e «anche fra pm e qualche giornalista», è la battuta del titolare del dicastero di via Arenula. Il quale ha chiarito che «è meglio tornare a votare che galleggiare» senza fare le riforme. Una sola battuta, da parte di Alfano, per il discorso di Fini: era «per metà di ragionamento e per metà di risentimento e noi valorizziamo il ragionamento più che sottolineare il risentimento perchè il governo non ha solo il diritto ma il dovere di andare avanti». Questo è lo stato d'animo. E questo è anche il clima con il quale il Pdl si prepara al delicato passaggio parlamentare. Che però non prevede particolari colpi di scena. Perché alla fine Berlusconi non chiederà un voto di fiducia bensì il Pdl presenterà una risoluzione in cui genericamente si dà sostegno alle intenzioni del governo. Così, non trattandosi di mera fiducia, anche altri che non sono nella maggioranza potrebbero esprimersi a favore.

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