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"È un partito di falchi. Non posso restare"

Souad Sbai

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«Non ci sono più le condizioni per andare avanti. Per gratitudine nei confronti di Gianfranco Fini avevo deciso di entrare a far parte del gruppo di Futuro e Libertà ma ora la situazione non è più accettabile. Me ne torno nel Pdl». Per la deputata marocchina Souad Sbai la misura era ormai colma e ieri, durante una conferenza stampa con il Coordinatore nazionale del PdL, Sandro Bondi e il Presidente del partito alla Camera, Fabrizio Cicchitto ha deciso di tornare sui suoi passi soprattutto dopo che, con l'indicazione di voto a favore dell'uso delle intercettazioni riguardanti Nicola Cosentino «non si è rispettato il patto di non votare contro il governo». Così, a neanche due mesi dalla sua formazione, il gruppo di Futuro e Libertà inizia a dare segni di cedimento, ed è proprio l'ormai ex finiana Sbai a sfogarsi: «Che nessuno osi dire che sono stata comprata o che ho fatto tutto per avere qualche poltrona in più. Chi dice questo non mi conosce e non sa la mia storia». E incalza: «Non me ne vado neppure per dissidi con il presidente Fini: contro di lui non c'è niente di niente. Il problema che mi ha fatto decidere di lasciare Fli è legato a chi gestisce il gruppo. Quelli che usano metodi da falchi che a me non vanno bene. Mi riferisco ai vari Granata, Bocchino e company, che decidono tutto senza il nostro parere». Una battaglia, quindi, contro i «protagonismi» di alcuni finiani che la Sbai aveva tentato di combattere fin dal suo ingresso in Fli ma che, alla fine, l'hanno costretta a soccombere: «Preferisco ritirarmi piuttosto che dire "o io o Granata"». Così Futuro e Libertà poco dopo aver sottratto al Pdl Giampiero Catone facendone il trentaseiesimo deputato finiano torna a quota trentacinque dopo l'abbandono della Sbai. I numeri in Fli quindi restano invariati e, come i numeri, anche i duri botta e risposta tra falchi e colombe sembrano non essere cambiati. E, come sembra essere ormai prassi, ad accendere la miccia esplosiva è stato proprio Fabio Granata secondo cui Catone «è sempre meglio della Sbai». Dichiarazione, smentita dallo stesso, ma che ha sollevato la severa replica di alcuni colleghi «futuristi» come Roberto Menia, Silvano Moffa, Pasquale Viespoli e Andrea Ronchi: «Tra Catone e Souad Sbai il peggiore è Granata: non si può commentare diversamentre il giudizio sprezzante rivolto contro una collega che merita comunque stima e rispetto». E aggiungono: «Piuttosto l'abbandono dell'onorevole Sbai dovrebbe far riflettere sulla necessità di recuperare equilibrio, stile e responsabilità senza farsi trascinare dal protagonismo mediatico ad ogni costo». Ma il coro di proteste contro le frasi di Granata si allarga a macchia d'olio. Tra i primi a prendere le difese della ex collega c'è il deputato Giuseppe Consolo, che «pur non condividendo la scelta dell'onorevole Sbai», ne difende «la persona e la competenza» e condanna «graduatorie» di valore. I problemi per Fini, però, non sembrano concludersi e l'avvertimento al presidente della Camera parte proprio dalla Sbai che durante la conferenza, si lascia sfuggire che «in Fli c'è malessere e anche altri la pensano così, ma non faccio nomi, io parlo per me». E così ecco che nel toto-scontenti potrebbe esserci il nome di Catia Polidori. La deputata è sempre stata considerata, assieme alla Sbai, una «malpancista» di Futuro e libertà. Due donne mosse dallo stesso spirito di allergia ai falchi di FLI e dialoganti con il Pdl. Ecco quindi che anche la dichiarazione di ieri della Polidori suona come un ulteriore campanello d'allarme per Fini: «Avrei preferito che la Sbai restasse con me all'interno di Fli e che se ne andassero gli altri, i disfattisti. Io resto, ma confido che Fini metta ordine e equilibrio all'interno del gruppo».   Poi aggiunge: «Garantisco che Berlusconi, che sento abbastanza spesso, non ha mai tentato di "comperarmi"». Intanto ieri il Pdl ha dovuto incassare, oltre a quella di Catone, anche l'abbandono di Deodato Scanderebech che, subentrato alla Camera al posto del centrista Michele Vietti ma iscrittosi al gruppo del Pdl, ha annunciato il suo ritorno nell'Udc: «È una questione di coerenza e rispetto della volontà popolare. Sono stato eletto con l'Udc, avevo lasciato il partito per problemi legati al territorio che ora sono risolti».

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